Ha deciso di non vaccinarsi: per questo il pilota potrebbe presto perdere il suo posto di lavoro nei Gran Premi di Formula 1
Mentre in Italia infuria la polemica sul green pass obbligatorio sul lavoro, che potrebbe teoricamente costare il posto a quei dipendenti che hanno deciso di non vaccinarsi, anche in Formula 1, per la stessa ragione, c’è un pilota che rischia il licenziamento.
È già stato costretto a rimanere a casa in occasione dell’ultimo Gran Premio di Turchia, proprio per aver contratto (per la seconda volta) il Covid-19, ma non sembra avere alcuna intenzione di iniettarsi il tanto discusso siero. E, dunque, potrebbe non ottenere il via libera per l’ingresso in molte nazioni che ospitano le gare e che richiedono come requisito proprio il completamento delle vaccinazioni.
Si tratta di Alan van der Merwe, già collaudatore della Honda e ormai dal 2009 pilota ufficiale a tempo pieno della medical car: ovvero, ironia della sorte, proprio della vettura che trasporta il personale medico sul luogo degli incidenti durante i GP, per permettere di prestare soccorso in tempi rapidi.
La sua posizione l’ha messa in chiaro sui social network, senza infingimenti: “Per evitare dubbi, se volete vaccinarvi, fatelo”, ha scritto. “Sono pro-vaccini per coloro che vogliono e possono inocularseli. I vaccini si stanno dimostrando sicuri ed efficaci per la stragrande maggioranza delle persone. Ma cosa succede se non fate parte di questa maggioranza? Automaticamente dovete essere esclusi dalla società?”.
Prosegue il 41enne sudafricano, svizzero di adozione: “La salute di alcune persone va sacrificata per il bene superiore della campagna vaccinale? Non intendo scegliere la comodità a discapito della mia salute e questo non significa che io prenda decisioni per motivi egoistici. Vogliamo tutti solamente essere sani”.
Lo stesso Van der Merwe ha riconosciuto di essere “pienamente consapevole” che questa sua decisione potrebbe limitare la sua “libertà di movimento” o renderlo “meno gradito ai datori di lavoro”. Anche per il suo attuale datore di lavoro, la Federazione internazionale dell’automobile? Tanto da potersi ritrovare presto a piedi?
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