Alex Rins riflette sulla morte di Dean Berta Vinales e sulle possibili soluzioni da intraprendere per ridurre i rischi di tragici incidenti.
Primo week-end da papà per Alex Rins che ha dovuto lasciare a casa la moglie Alexandra e il figlio neonato Lucas per volare in Texas, dove si corre il prossimo GP. La tragica morte di Dean Berta Vinales ha scosso anche il paddock della MotoGP e tutti si fanno domande sulla sicurezza in pista e sui rischi che il mestiere del pilota comporta.
Alex come si comporterebbe con suo figlio? “Correre in moto? E’ chiaro che se me lo chiederà, lo accontenterò, ma certo non lo spingerò. Vediamo cosa gli piacerà fare. Purtroppo ultimamente sono successi incidenti terribili, questo è il rischio del nostro sport. Non pensi mai a queste cose quando guidi una moto, ma capisco che Maverick non sia qui a correre”.
Ad Austin Alex Rins ha ottenuto una vittoria nel 2019 al termine di una bella sfida contro Valentino Rossi. La sua Suzuki potrà contare su alcuni aggiornamenti, a cominciare da una nuova versione del dispositivo holeshot al posteriore. Ma il discorso resta incentrato su quanto avvenuto a Jerez sabato scorso.
“È stato qualcosa di sconvolgente. È molto dura quando qualcuno della tua famiglia muore in moto. Ho incontrato Dean in allenamento a Girona, ero con Maverick… Capisco perfettamente la situazione di Maverick, la scelta di stare a casa e non correre qui. È molto difficile. Non è bello avere questa sensazione”.
Se ne parlerà in commissione sicurezza con i responsabili della Dorna, ma le soluzioni portano ad un’unica via: le moto sono troppo uguali tra loro costringendo i piloti ad una lotta serrata. “Quella categoria è simile alla Moto3, voglio dire che le moto sono tutte molto vicine tra loro. Succede anche in Moto3, ma al Mugello l’incidente è avvenuto all’interno di un gruppo numeroso, in un gruppo c’era anche Dean…”.
Secondo Alex Rins ridurre il numero di piloti non sarebbe la decisione più saggia: “Ridurre il numero dei piloti non credo cambierà molto. Il problema è che i tre morti quest’anno sono stati in categorie piccole, è difficile pensare a un soluzione. Magari potenziare un po’ le moto in modo che non si avvicinino troppo. È difficile trovare una soluzione”.
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