Scott Redding riflette sul cambio generazionale che sta avvenendo in MotoGP e ne fa anche una questione economica…
Scott Redding dal prossimo anno vestirà i colori BMW nel Mondiale SBK, dopo un biennio in Ducati. Già prima dell’estate i rapporti con la casa emiliana sembravano al capolinea e ha quindi cercato una strada alternativa, anche guardando alla MotoGP, un campionato che non ha mai dimenticato dopo l’addio forzato nel 2018. Ma si è sentito rispondere “sei troppo vecchio”.
Il pilota britannico del team Aruba.it Racing ne parla senza mezzi termini in un’intervista a Motosan durante l’ultimo weekend di Jerez, dove ha concluso con un doppio podio. “Ho provato un paio di volte a tornare indietro, ma mi dicono sempre che sono troppo vecchio. E poi vedo tornare persone come Dovizioso. Ho 28 anni… Certo, mi sarebbe piaciuto tornare in MotoGP, ma ricevevo questa risposta, troppo vecchio, bla bla bla”.
La MotoGP è nel pieno di un ricambio generazionale che sta promuovendo le giovani leve, anche troppo, secondo Scott Redding. E dietro ci sono anche motivazioni economiche… “Trovo abbastanza folle mettere ragazzi così giovani. Per me è come un processo di apprendimento. Moto3 due anni, tre anni, Moto2 due o anche tre anni, e sei pronto per la MotoGP. Adesso questi ragazzi fanno un anno di Moto3, forse due, e vanno dritti in MotoGP. Penso che all’inizio siano un po’ insicuri perché sono ragazzi giovani che guidano queste moto…”.
Il rischio è di veder bruciare le loro carriera in breve tempo, un po’ come successo a Iker Lecuona con KTM. “Se non esplodi in due anni sei fuori e arriva il prossimo”, ha aggiunto Scott Redding. “E onestamente penso che i piloti più giovani stiano guidando per molti meno soldi del loro valore. Quindi una squadra prenderà un pilota per la metà dei soldi, per i titolari del team è un piccolo vantaggio, secondo me, perché il pilota deve avere valore sulla moto. E con i giovani piloti, è quasi un po’ irrispettoso non dare loro quel valore perché sono giovani”.
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