Paolo Simoncelli dedica parole toccanti allo sfortunato 15enne pilota Dean Berta Vinales, che ha perso la vita in una gara motociclistica
“Questi ragazzi inseguono un sogno. Come puoi fermarli? Vorrei dirvi che è tutto sbagliato, che non era giusto farlo correre: ma vi mentirei, perché non è così”. Paolo Simoncelli sa bene quanto il motociclismo, a volte, possa essere crudele: ci ha fatto i conti sulla sua pelle, visto che gli ha portato via un figlio, l’indimenticabile Marco.
Purtroppo, anche dopo quella tragedia, le due ruote non hanno smesso di reclamare il loro tributo di sangue: l’ultimo caso è stato quello di Dean Berta Vinales, che ha perso la vita nel corso di una gara di Supersport 300 a Jerez de la Frontera, a soli 15 anni di età.
Questo è il tributo che gli riserva papà Simoncelli: “Era poco più di un bambino, aveva quindici anni ma voleva fortissimamente diventare un campione. Ed era pronto a dare tutto, per riuscirci”, dichiara ai microfoni di Repubblica. “Questi sono i motori, la velocità”.
Inutile puntare il dito per identificare una presunta responsabilità dell’accaduto: “Risparmiatemi il resto: la retorica delle parole, dei giudizi”, prosegue Paolo. “Chi non conosce questo mondo, è meglio non parli. Non date la colpa ai circuiti, perché non è più come tanti anni fa: adesso le piste sono sicure, e poi c’è tutta una serie di prodigi tecnologici, dai caschi alle varie protezioni sotto la tuta, che davvero riduce al minimo un certo tipo di rischio. La velocità invece esiste, sempre e dovunque”.
Il pericolo, purtroppo, è una componente ineliminabile: “Anche per chi va in bicicletta a 60 all’ora: se cadi per terra, se all’improvviso perdi l’equilibrio, le conseguenze possono essere tragiche. Non voglio provocare nessuno, dico la verità: se deraglia un treno, non fermiamo le ferrovie. E così se cade un aereo”.
A volte è semplicemente il destino ad essere senza cuore: “Non cercate a tutti i costi un colpevole. Perché queste sono cose che succedono. Possono accadere anche a noi, che ci mettiamo al volante ogni giorno. Il motociclismo risponde a un istinto naturale. Quello di correre. Di andare più veloce degli altri”.
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