C’è una ragione su tutte che ha spinto Valentino Rossi a non appendere il casco al chiodo negli anni in cui era ancora vincente
Sarà una MotoGP diversa, quella della prossima stagione. Sicuramente più povera, a livello di immagine, di seguito mediatico e di tifoseria, privata del suo personaggio più carismatico e affascinante, Valentino Rossi.
Il Motomondiale, insomma, si dovrà rassegnare a reinventarsi, sicuramente subirà un colpo pesante in termini di seguito da parte del pubblico e anche di afflusso economico da parte degli sponsor. Ma non per questo morirà. A rassicurare tutti in tal senso è proprio lo stesso Vale.
“La MotoGP esisteva prima di Valentino Rossi e continuerà dopo di me”, ha messo in chiaro il Dottore in una lunga intervista concessa ai microfoni del sito ufficiale della MotoGP. D’altronde, il mondo delle corse non è certamente alieno al cambiamento. Già nel corso dell’ultimo quarto di secolo (ed oltre) che ha visto il fenomeno di Tavullia in pista, il massimo campionato motociclistico si è modificato molto. Il professionismo è aumentato e l’asticella si è sollevata.
“Negli ultimi anni il livello è aumentato molto”, conferma Rossi. “Prima le corse in moto erano una cosa di cuore, di passione. Ora i piloti giovani vengono seguiti molto da strutture esterne, come l’Academy, che gli aiutano a migliorare e ad allenarsi. È sempre divertente, ma adesso è lavoro vero. Il livello dei piloti si sta alzando sempre di più, ti devi allenare molto e quando sei vecchio devi lavorare ancora di più. Di sicuro ti diverti di meno”.
Nonostante il divertimento abbia lasciato sempre più il posto al lavoro, Valentino Rossi non ha mai rinunciato al sorriso, anche quando ha il casco in testa: “Ho imparato da mio padre che non devi prendere la vita, lo sport e i risultati troppo sul serio. Perché questo non fa la differenza, non è importante per essere migliore o per andare più forte. Devi lavorare sodo, ma anche provare a godertela. Penso che questo sia stato il mio segreto per avere una lunga carriera”.
Ed è anche per questo motivo che non ha voluto mollare il colpo fino a quest’anno: “Ho provato a resistere fino alla fine, non volevo smettere all’apice della mia carriera perché non volevo avere rimpianti. Per questo sono davvero felice e tranquillo, so di avere dato il massimo per tanto tempo”.
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