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Formula 1

Da riferimento tecnologico a mero show: ecco perché la F1 sta degradando

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Chiara Rainis

Gli ultimi provvedimenti presi dalla FIA sono un brutto segnale per la F1 che ormai sembra aver perso il suo carattere di bandiera tecnologica.

(Foto Clive Rose/Getty Images)

Non è bastato l’addio del “Baffo” Chase Carey ai vertici del Circus per togliere la patina di americanità portata da Liberty Media. Più passa il tempo dal momento del passaggio di consegne dalle mani di  Bernie Ecclestone, più è grande la sensazione che si voglia trasformare il Circus in una serie USA, dove l’equipaggiamento è lo stesso e l’inventiva non viene premiata.

Le ultime settimane ci hanno purtroppo regalato qualcosa di negativo e inquietante con continue ingerenze della Federazione Internazionale che, a suon di normative e modifiche regolamentari in corsa e senza preavviso ha tentato di influenzare l’esito delle gare decretato dalla pista.

Sembra infatti che chi comanda lo sport non sia per nulla interessato a creare maggior lotta e concorrenza tra i team in griglia, al contrario vorrebbe mantenere lo status quo che perdura dal 2014, il che significa una Mercedes vincente e priva di rivali.

Uniformare le componenti, nonché privare ingegneri e progettisti della possibilità di mettersi alla prova tirando fuori intuizioni capaci di fare la differenza, potrebbe portare alla lunga alla scomparsa di una categoria che non avrebbe più ragione di esistere.

Se i grossi marchi non potranno più dimostrare di valere più degli altri e se i piccoli non avranno la chance di far vedere che con un po’ di fantasia si può trovare il modo per inserirsi nella lotta con i big, allora la F1 smetterà di avere un significato.

Il più recente dei provvedimenti presi dalla FIA è particolarmente grave. Parliamo ovviamente dello stop alle soste al di sotto dei 2″. Un traguardo raggiunto dalla Red Bull grazie a studi, ricerche e acume. Stando a quanto riportato da Motorsport.com, ora si scopre che il team austriaco aveva arricchito le pistole per il posizionamento delle gomme con dei sensori capaci di velocizzare la procedura. Qualcosa da premiare e che invece d’ora in poi verrà bandito, come qualsiasi altro escamotage trovato per migliorare la prestazione. Il rischio è che così facendo l’interesse per la disciplina muoia. In fin dei conti, perché pagare 400 euro di biglietto o di abbonamento tv per veder sfilare macchine tutte uguali?

La Ferrari di Charles Leclerc dietro ad Antonio Giovinazzi (Foto Alfa Romeo)

Chiara Rainis

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Chiara Rainis
Tags: f1

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