Quella penalizzazione che costò il Mondiale 2015 di MotoGP a Valentino Rossi fu sbagliata: parola di Carlo Pernat
Sono passati sei anni, ma il fuoco delle polemiche per quel controverso Motomondiale 2015, quello perso all’ultima gara da Valentino Rossi per il cosiddetto “biscotto”, non accenna a spegnersi.
Specialmente oggi che le decisioni dei commissari sono tornate nel mirino, per via delle penalizzazioni inflitte in modo incerto, ritardato o addirittura evitate, che hanno creato situazioni di pericolo come le manovre sconsiderate in Moto3 o la guida a petto nudo di Fabio Quartararo in MotoGP.
Ma gli errori dei giudici di gara vengono da lontano. Almeno da quel 2015, quando la decisione di arretrare il Dottore all’ultima posizione della griglia di partenza nel Gran Premio di Valencia conclusivo e decisivo, per via del contatto della corsa precedente in Malesia con Marc Marquez, fece di fatto sfumare le sue possibilità di titolo.
Paolo Simoncelli si era già scagliato, nei giorni scorsi, contro questa sanzione applicata a scoppio ritardato, a due settimane di distanza. E anche Carlo Pernat, che ritorna oggi su questo caso, non ha dubbi: “Valentino doveva prendere semplicemente un ride through. E a Valencia si sarebbe giocato il decimo titolo”, sentenzia ai microfoni della Gazzetta dello Sport.
Ma se la direzione gara ha avuto la penalità facile con il fenomeno di Tavullia, in molte occasioni invece ha permesso a Marc Marquez di farla franca: “Vi ricordate quante sanzioni avrebbe dovuto prendere per come guidava? Io amo i fenomeni, i piloti che danno spettacolo. Ma quante volte sono successe cose in cui avrebbero dovuto sanzionarlo?”, afferma ancora il veterano dei manager.
Raccontando un retroscena che mette i brividi: “In Malesia sono addirittura sparite delle immagini. All’ultimo giro delle prove ufficiali è salito sulla spalla di Iannone con la moto. E le immagini sono state tolte dalla sala stampa, i video spariti… E poi ci ricordiamo di Marquez in contromano, in Argentina? Regolamento stravolto per questioni politiche”.
Insomma, con chi la mano è stata evidentemente leggera, con chi troppo pesante: “Ma così i piloti finiscono per pensare di poter fare quello che vogliono, ma non esiste! Evidentemente c’è un problema alla fonte. Il pilota quando chiude il casco fa quello che deve fare per vincere, è chi regola le gare che dovrebbe fare le sanzioni. Non è mai stato così e oggi la paghiamo. In MotoGP sono quasi sempre decisioni politiche, mai sportive”.
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