Redding espone le differenze che ci sono tra Ducati e Kawasaki nel Mondiale Superbike. Il pilota Aruba Racing non è contentissimo al momento.
Sperava di iniziare meglio il Mondiale Superbike 2021, invece Scott Redding si trova già a dover inseguire Jonathan Rea. In classifica ci sono 38 punti di distanza tra loro.
Pesa molto la caduta del pilota Ducati in Gara 2 a Estoril. Poteva giocarsi la vittoria o almeno finire sul podio, invece è scivolato e ha perso punti preziosi. Contro il sei volte campione del mondo SBK bisogna essere praticamente perfetti, ma l’inglese ha sbagliato e dovrà impegnarsi per recuperare terreno nei prossimi round in calendario.
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Redding ha avuto modo di spiegare qual è la sua situazione dal punto di vista tecnico: «Se la Ducati funziona – riporta Speedweek – riesco a fare bene, altrimenti siamo perduti e devo lottare con la moto. Un problema ne crea altri tre. Alle altre moto non capita. Da noi ne basta uno per avere un impatto diretto sul carattere della moto».
Il pilota del team Aruba Ducati spiega cosa ad esempio li differenzia dalla squadra Kawasaki, quella campione del mondo da sei anni con Rea: «Quando Kawasaki va in difficoltà, poi migliora velocemente per via dell’esperienza che hanno. Possiedono anni di dati e riescono a essere forti già dalla FP1. Da lì poi continuano. Noi dipendiamo molto dal grip che abbiamo al posteriore. Senza quello abbiamo problemi in frenata, in percorrenza e in uscita di curva, un po’ ovunque. Questa è la nostra debolezza. Non siamo sempre costanti. Se vuoi vincere il campionato, non puoi perdere punti importanti. Comunque io e Ducati stiamo lavorando per andare bene su tutte le piste».
In Ducati serve un po’ di lavoro per fare i progressi che mancano per essere sempre alla pari o quasi del duo Kawasaki-Rea: «Se ad esempio miglioriamo la frenata – spiega Redding – perdiamo nelle altre aree. Forse questo è il punto debole della nostra moto. Può essere che la V4 abbia questo carattere. Puoi cambiare le cose senza mai trovare la soluzione. Kawasaki ha un pacchetto che funziona, invece. Quindi non devono cambiare. Hanno l’oro tra le mani e rimangono fedeli alla loro linea, riuscendo così a essere costanti».
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