A distanza di 48 anni, la scomparsa di Pasolini e Saarinen sul circuito brianzolo fa ancora effetto. La cronaca di un incidente incredibile
A distanza di 48 anni, rimane ancora una ferita aperta quel tragico 20 maggio del 1973. A Monza, nella gara della classe 250 al GP d’Italia, un incidente portò via due grandi talenti come Renzo Pasolini e Jarno Saarinen. Un weekend che sarebbe da cancellare, una delle pagine più drammatiche del motociclismo professionistico ma che va ricordata.
Sulla pista di Monza va in scena il Gran Premio delle Nazioni che è quarto appuntamento del campionato del mondo velocità. Poco prima, nella classe 50, il successo di Jan de Vries, mentre nella 125 e nella 350 si impongono Kent Anderson e Giacomo Agostini, proprio dopo un bel duello con Pasolini.
La gara delle 250 è tra le più attese. In pole il finlandese Saarinen, campione del mondo in carica e vice campione nella 350 sempre nel 1972. La tragedia si consuma pochi attimi dopo il via: la moto di Pasolini perde aderenza all’ingresso del Curvone, il pilota cade e la sua moto, dopo aver colpito le barriere, rimbalza in pista. Ne segue una carambola incredibile, che coinvolge tredici piloti. Ma ad avere la peggio sono proprio Pasolini e Saarinen.
Dopo diverse perizie tecniche, si scoprì che sulla moto di Pasolini grippò un pistone e fu quella la causa dell’incidente. Ma la colpa è soprattutto dell’inesistente spazio di fuga e del guard rail vicinissimo alla pista. Come racconta Arturo Rizzoli ne “Il Paso, Renzo Pasolini Re senza corona“, “alcuni testimoni oculari hanno raccontato che per 4 minuti nessuno si rende conto che Saarinen è sotto le balle di paglia. Bisogna attendere 15 minuti per vedere arrivare la prima ambulanza, peraltro provvista di una sola lettiga. Le altre ambulanze arrivano dopo 25 minuti. Il mezzo antincendio giunge dopo 23 minuti”.
Una tragedia che colpì profondamente il mondo dei motori, visto che Pasolini e Saarinen erano due dei grandi di quell’epoca. A Pasolini non piaceva attendere, lui voleva correre, sfidare il destino. Non vinse titoli mondiali, ma viene ricordato ancora come uno dei seri rivali del grande “Ago”. Il finlandese invece era pura dinamite. Proveniente dalle gare di speedway su ghiaccio e neve, aveva un controllo della moto fuori dal comune ed una simpatia innata. Due personalità diverse, ma due talenti veri, uniti nel destino. Due nomi ancora nei cuori dei tifosi.
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