Tra le tante cose che sono cambiate da quando Valentino Rossi corre nel Motomondiale ce n’è una in particolare di cui sente la mancanza
Un pilota che corre ormai da un quarto di secolo ha visto cambiare profondamente il panorama della MotoGP. Uno, come Valentino Rossi, che ha scritto pagine indimenticabili nel motociclismo, ha anche attraversato capitoli diversi nella storia di questo sport. Che va veloce non solo in pista, ma anche fuori, tanto da vivere letteralmente una transizione di epoca, quasi di era geologica in questi oltre venticinque anni.
Da quando il Dottore esordì nel Motomondiale ad oggi, che ancora lo troviamo saldo al suo posto nella griglia di partenza, è cambiato tutto: non solo il passaggio dai motori a due a quelle a quattro tempi, ma anche l’aerodinamica, l’elettronica, le gomme, i regolamenti, i circuiti, gli avversari. E anche qualche piccolo dettaglio apparentemente insignificante, ma che nell’equilibrio complessivo di un weekend di gara può fare davvero la differenza.
E se il fenomeno di Tavullia è stato bravissimo ad adattarsi costantemente a questi rinnovamenti, c’è anche qualche aspetto al quale fatica davvero a fare l’abitudine. Non c’entra l’età, semmai il programma attuale dei Gran Premi. Ci riferiamo alle ricognizioni sul circuito al giovedì, che i piloti hanno smesso di fare, stando a quanto ha messo in luce nei giorni scorsi il famoso progettista di tracciati Jarno Zaffelli.
Il nove volte campione del mondo ha spiegato di sentirne la mancanza, ma che ciò non dipende da lui: “Il giovedì mi piace andare in giro con lo scooter, insieme al mio coach Gavira, per capire meglio curve e traiettorie”, ha rivelato a margine del Gran Premio di Francia a Le Mans. “Ma ora purtroppo lo scooter è vietato. Quindi dobbiamo camminare e purtroppo molte volte al giovedì non ho abbastanza tempo, perché devo partecipare alle riunioni tecniche e parlare con la stampa. Inoltre il giovedì la pista non è sempre aperta: c’è una finestra di un’ora e mezza o due. Concordo che sia importante, ma per me è spesso impossibile”.
Queste tempistiche troppo serrate finiscono dunque per rappresentare un importante handicap: “Mi manca tantissimo!”, confessa. “Ma sarebbe più facile in scooter perché in venti minuti si fanno due giri, mentre se devi camminare perdi un’ora e purtroppo il giovedì sono sempre troppo impegnato. A volte lo faccio con i ragazzi. Quando abbiamo tempo, lo facciamo, e questo è importante”.
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