Daniel Ricciardo se la prende con i social media manager della Formula 1, ma anche con la serie televisiva di Netflix, Drive to Survive
Siamo abituati alle parole schiette, talvolta brutali, sicuramente senza peli sulla lingua di Daniel Ricciardo, uno dei personaggi più coloriti e per questo interessanti della Formula 1 odierna.
Anche stavolta l’australiano lancia una critica piuttosto pesante: in questo caso, l’oggetto sono i social media manager dello stesso campionato del mondo a quattro ruote.
La loro colpa? Continuare ad utilizzare in modo enfatico le immagini degli incidenti per creare discussione e interesse online. “Credo che l’anno scorso, la F1 abbia pubblicato sui suoi canali social i dieci momenti top dell’anno, e qualcosa come otto di questi erano schianti”, ha spiegato in un’intervista ai microfoni di Square Mile. “Ho pensato: ‘Questi ragazzi sono idioti del c***o'”, rincara la dose il pilota della McLaren. “Forse dei bambini di dodici anni vogliono vedere questo tipo di contenuti, e va bene perché loro non lo sanno, ma noi non siamo bambini. Fate meglio di così, ragazzi”.
Ricciardo ha messo in discussione anche il modo in cui viene realizzata la serie di Netflix dedicata alla F1, Drive to Survive. Che ha contribuito ad aumentare l’interesse verso il Mondiale automobilistico, ma rischia di esagerare la drammaticità del paddock e di diventare un altro “reality show”.
“Nella seconda stagione ci sono stati degli episodi o delle parti che mi sono sembrate un po’ forzate”, ha spiegato. “Hanno cercato di creare un po’ di rivalità tra me e Sainz, che però non c’era. Non è un rivale più di chiunque altro. Non c’era alcun rancore personale con lui, ma credo che Netflix volesse qualcosa, perciò mi hanno fatto molte domande su Carlos. Forse nessuno l’ha notato, ma per me lui va benissimo. Probabilmente ho altri colleghi che mi piacciono di meno di Carlos. Voglio dire: si veste come un 60enne, ma a parte questo è a posto!”.
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