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Al secondo giorno di test MotoGP in Qatar con la Yamaha ufficiale, Fabio Quartararo già si porta al comando. Eppure frena l’entusiasmo
Il biglietto da visita con cui Fabio Quartararo si è presentato alla Yamaha ufficiale non poteva essere migliore. Sono passate poco più di ventiquattr’ore dalla sua prima uscita in sella alla M1 con i colori blu del team factory e già il suo nome compare in cima alla classifica.
Il Diablo svetta nella seconda giornata di test MotoGP a Losail, in Qatar, ma si affretta anche a gettare acqua sul fuoco dei facili entusiasmi. “Questi sono solo test”, mette le mani avanti. “Ci siamo concentrati a provare più materiale possibile, e io ho cercato di dare le indicazioni più precise, che ci permettessero di imboccare la direzione giusta. Il pacchetto non era lo stesso di ieri, abbiamo sperimentato molte soluzioni, compreso il forcellone in carbonio. Difficile dire qualcosa, dobbiamo provare meglio in tutte le condizioni e continueremo a farlo nei prossimi tre giorni”.
Più che il cronometro, dunque, contano le buone sensazioni provate portando in pista le novità sfornate dai tecnici Yamaha, dal forcellone al telaio, passando per la carena. “Non ci siamo concentrati tanto sul passo, perché in ogni uscita dovevo provare qualcosa di nuovo”, conferma il francese. “Sicuramente la moto è buona, ho staccato un ottimo tempo e sono stato costante, ma qui a Losail lo ero stato anche con la moto dell’anno scorso. Dobbiamo studiare bene i dati”.
A differenza di quello che si potrebbe ipotizzare leggendo la lista dei tempi, dunque, Quartararo non ha ancora raggiunto il livello ideale di confidenza con la sua nuova moto. “Oggi il mio feeling è migliorato tanto, ma non è ancora lo stesso del 2019”, afferma. “Per me il telaio di due anni fa era incredibile e stiamo provando ad andare in quella direzione. Ci stiamo lavorando, abbiamo altri tre giorni per migliorare”.
Di certo, comunque, i timori reverenziali per il suo nuovo ruolo si possono dire definitivamente accantonati: “Temevo la grande responsabilità di essere un pilota ufficiale”, conclude Fabio, “ma alla fine mi piace molto poter dire la mia, prendere decisioni, scegliere la direzione, naturalmente insieme a Vinales“.
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