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Formula 1

Messi e Ronaldo dicono no all’Arabia Saudita: perché la F1 ha detto si?

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Antonio Russo

La F1 nel 2021 sbarcherà per in Arabia Saudita. Intanto però Ronaldo e Messi dicono no ad un contratto milionario con il paese.

Cristiano Ronaldo e Leo Messi (Getty Images)

L’Arabia Saudita sta cercando di rilanciare il turismo sul proprio territorio e viste le enormi disponibilità economiche del paese vi sono in atto davvero tantissimi progetti. Uno di questi è sicuramente il Gran Premio di F1, che dovrebbe fare il proprio esordio in calendario il prossimo 28 novembre a Jeddah, come penultima prova del campionato.

Naturalmente, vista la pandemia, usare il condizionale è d’obbligo, ma sono già in corso i preparativi per quello che si preannuncia già come uno degli eventi più glamour della stagione. Sono tante però le perplessità di natura politica, che aleggiano intorno alla scelta della F1 di approdare anche in questo paese.

Secondo quanto riportato dal “Telegraph”, Cristiano Ronaldo avrebbe rifiutato di diventare il testimonial dell’Arabia Saudita per promuovere il turismo nel paese. A quanto pare, la cifra proposta all’asso portoghese, sarebbe stata vicina ai 6 milioni di euro. Il rifiuto da parte del calciatore della Juventus, da sempre molto attento alla propria immagine, sarebbe arrivato proprio per non legare sé stesso ad un paese che è attualmente oggetto di aspre critiche da parte di molte associazioni internazionali per quanto concerne il rispetto dei diritti umani.

Anche Messi avrebbe detto no

L’Arabia Saudita solo nel 2019 ha concesso alle donne di andare allo stadio, pur ghettizzandole nel settore misto, con l’assoluto divieto di prendere posto nei settori riservati ai maschi. Inoltre solo nel 2020 è nato il primo campionato di calcio femminile, con diversi anni di ritardo rispetto al resto del mondo. Secondo il giornale inglese, oltre a quello di Ronaldo, sarebbe arrivato anche il rifiuto di Messi per partecipare alla medesima campagna, probabilmente per gli stessi motivi del collega.

Sembra strano quindi che proprio la F1, quella che nell’ultimo anno, trascinata da Lewis Hamilton, ha risposto con così tanta forza al razzismo, accetti di disputare una gara con tribune divise per genere. Certo in questi casi sono sempre i soldi a farla da padrone, ma ci aspettiamo sicuramente atteggiamenti di un certo tipo da parte del circus nei confronti di situazioni così delicate.

Chissà quindi che proprio l’arrivo delle monoposto di F1 a Jeddah, non possa portare una ventata di aria nuova e qualche diritto in più per le donne. Sarebbe imbarazzante che il campionato che quest’anno ospiterà anche la W Series sia costretto da un governo a fare delle tribune divise (nemmeno in maniera equa aggiungerei) tra maschi e femmine.

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Antonio Russo
Tags: Primo Piano

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