Un voto che pesa più di un trofeo: la Formula 1 chiude l’anno tra certezze e scossoni, e i team principal rimettono le cose in prospettiva, dove il lampo conta ma la costanza decide.
Non tutte le classifiche parlano la stessa lingua. C’è il punteggio che consegna il Mondiale. E c’è il giudizio di chi sceglie, allena, rischia. Il sondaggio annuale della F1 tra i responsabili delle scuderie è questo: una lente più cruda, spesso più onesta. La lista arriva sempre a fine stagione e, ogni volta, sposta il focus. Valuta ritmo gara, gestione gomme, pulizia nei duelli, adattamento agli sviluppi. A volte corregge la narrazione.
A metà pagina, il verdetto che ribalta l’intuizione comune. Per il quinto anno di fila i team principal indicano Max Verstappen come il migliore della griglia. L’olandese non ha centrato il quinto titolo consecutivo per soli due punti, ma resta primo nella graduatoria tecnica stilata dagli avversari. Dal 2016 a oggi, ricorda la F1, Verstappen è sempre finito primo o secondo in questo voto: una statistica che pesa. Il sito ufficiale non ha pubblicato i punteggi dettagliati, scelta utile a proteggere l’anonimato dei votanti; quindi non è possibile ricostruire le preferenze dei singoli.
Dietro si apre il campo delle letture. Il campione del mondo Lando Norris precede il compagno di squadra Oscar Piastri. È un segnale coerente con l’anno: Norris ha tenuto insieme velocità pura e gestione delle fasi chiave. George Russell chiude quarto, esattamente come nel Mondiale, confermando un profilo in crescita e pochi errori sotto pressione.
Il resto è il vero ribaltone. Fernando Alonso, a 44 anni, si prende ancora il rispetto della sala dei bottoni. È davanti a Carlos Sainz, l’uomo della seconda metà di stagione, capace di riaccendere la Williams con due podi pesanti. Subito dopo arriva la sorpresa che fa discutere: Charles Leclerc è solo settimo. Parliamo del quinto nella classifica Piloti, autore dell’unica pole e di tutti e sette i podi raccolti dalla Ferrari nel 2025. Il calo di quattro posizioni rispetto al 2024 indica una percezione diversa: talento indiscusso, ma rendimento ritenuto meno completo nell’arco dell’anno.
Dietro si affacciano due esordienti: Ollie Bearman ottavo e Isack Hadjar nono. È un dato forte, perché i debuttanti di solito pagano dazio su stint lunghi, gestione delle gomme, lettura del traffico. Evidentemente hanno convinto nei fondamentali. Fuori top-10 Andrea Kimi Antonelli, e fuori anche Lewis Hamilton — atteso, dicono i numeri, vista la stagione complessa. Chiude decimo Nico Hülkenberg, finalmente al primo podio in carriera nel 2025: un cerchio che si chiude dopo anni di velocità senza gloria.
Il quadro, preso nel suo insieme, racconta una cosa semplice. Il voto dei team principal non premia solo chi alza la coppa, ma chi sposta il limite giro dopo giro. Premia la qualità “trasferibile” tra auto, condizioni e circuiti. È un invito a guardare oltre il tabellone.
La graduatoria è il tradizionale sondaggio F1 tra team principal pubblicato su F1.com; i punteggi esatti non sono stati diffusi. Le posizioni citate e i riferimenti a podi e pole derivano dalle comunicazioni ufficiali di fine stagione. In assenza di dati numerici di voto, ogni tentativo di ricostruzione sarebbe congetturale.
E ora la domanda, inevitabile: in una F1 che cambia di weekend in weekend, cosa definiamo davvero “migliore”? Il titolo della domenica o la fiducia di chi, il lunedì, deve rimettere tutto in pista?
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