Un cambio di passo a Stoccarda: tra estetica, software e fabbriche sempre più efficienti, Mercedes‑Benz riallinea le leve del potere. Nomi nuovi, ruoli chiave, un messaggio chiaro: il design e la produzione tornano al centro dell’esperienza.
C’è un momento in cui un marchio mette carta e penna sul tavolo e ridisegna la mappa. In casa Mercedes‑Benz quel momento è arrivato. La Casa riorganizza i vertici di design, powertrain, procurement e qualità fornitori per accelerare su tecnologia e margini. Il tono è pragmatico, la direzione anche: “valore per il cliente, eccellenza tecnologica, efficienza produttiva”, ha sottolineato Ola Källenius, ceo del gruppo, secondo le comunicazioni aziendali.
La cornice è quella di un’industria in transizione. Piattaforme elettriche, software e catene di fornitura che si accorciano. Qui sta il senso della mossa: allineare persone e competenze dove l’impatto è misurabile, dalla progettazione alla fabbrica.
Il punto nevralgico è il passaggio di testimone nel design. Dal 1° febbraio Bastian Baudy, oggi alla guida del design AMG, prenderà il posto di Gorden Wagener come responsabile dello stile di tutto il gruppo. È una svolta simbolica e operativa: AMG porta in dote una grammatica fatta di performance e pura funzione, utile in una fase in cui la forma dovrà convivere con aerodinamica estrema, packaging batterie e interfacce digitali. Mercedes segnala stabilità: Wagener lascia per scelta personale, come precisato dall’azienda.
La riorganizzazione tocca il cuore della catena di fornitura. Dal 1° gennaio Yanni von Roy‑Jiang subentra a Gunnar Güthenke negli appalti e nella qualità dei fornitori; il nuovo incarico di Güthenke non è ancora stato comunicato. Dal 1° aprile la stessa von Roy‑Jiang passerà a consegnare la filiera a Stefanie Choritz, oggi indicata come responsabile finanziaria del gruppo nelle note interne; il dettaglio sul perimetro del suo ruolo finanziario non è stato ulteriormente specificato nei materiali pubblici.
Capitolo powertrain. A maggio Torsten Eder, a capo dei sistemi di guida elettrificati, lascerà il timone a Jörg Bartels, oggi presidente di Beijing Benz Automotive, la joint‑venture con BAIC in Cina. Al posto di Bartels arriverà Jens Bühler, in uscita dalla direzione della produzione in Ungheria. Scelta coerente con il bisogno di integrare sviluppo e industrializzazione dei componenti elettrici dove si gioca davvero il costo per chilometro.
Sicurezza e scocche. Da gennaio Rosa Maria Conde Diez guiderà carrozzerie e sicurezza al posto di Thomas Hellmuth, in uscita a fine dicembre. Il ruolo di Hellmuth nella ricerca e nella sostenibilità sarà coperto da Ida Wolf, oggi responsabile del personale. Qui il messaggio è netto: sicurezza, materiali e processi “green” stanno diventando un solo dossier, non capitoli separati.
Nessun licenziamento, insiste la Casa: si tratta di passaggi concordati, con ringraziamenti ufficiali a Wagener, Eder e Hellmuth, “forti personalità” che hanno plasmato prodotti e cultura interna. La logica è verificabile nelle date e negli organigrammi: decisioni scaglionate tra gennaio e maggio, per garantire continuità operativa e trasferimento di know‑how.
Cosa aspettarsi? Un lusso più tecnico, interni più puliti, catene di fornitura più corte e metriche di qualità più severe su software e hardware. È un terreno concreto, dove una saldatura perfetta o un algoritmo frugale valgono quanto una linea del cofano. La domanda è un’altra: tra cinque anni riconosceremo una Mercedes prima con gli occhi o con il silenzio del suo sistema?
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