La situazione dell’industria automobilistica italiana si aggrava sempre di più, con Stellantis che fugge verso altri lidi e si affida ai contratti di solidarietà a Termoli e Pomigliano d’Arco. La filiera è in grave crisi.
Il gruppo Stellantis ha perso l’8,1% nelle vendite in Europa occidentale nei primi sette mesi del 2025, facendo peggio di un anno passato in cui la situazione era stata già molto delicata. La produzione di veicoli in Italia rischia di sottostare a quota 400 mila unità, un dato drammatico e che riporta addirittura agli anni Cinquanta, quando l’automotive era solo agli albori. A pagarne le conseguenze sono i lavoratori, di cui il gruppo si “libera” mediante i contratti di solidarietà.
Si fa leva su questa specifica strategia di cassa integrazione per quasi 2.000 lavoratori di Termoli e per ben 3.750 persone impiegate a Pomigliano d’Arco, dopo l’ulteriore calo della produzione registrato nel primo semestre dell’anno. Stellantis investe altrove ed anche la filiera italiana è al collasso, ed i periodi in cui il nostro paese era al vertice della produzione di veicoli a livello europeo è ormai un lontanissimo ricordo. Ci sono ben poche speranze che la situazione possa cambiare in senso positivo.
L’industria automobilistica italiana è al collasso, ed è arrivato l’allarme dei sindacati, con le parole di Francesco Guida, segretario della Uilm Molise, dopo la firma dei contratti di solidarietà a Termoli: “Per Stellantis meglio i motori francesi ex PSA per le auto compatte, quelle che una volta montavano il Fire italiano. Questa è la dimostrazione di quanto ci si sia sbilanciati verso gli interessi del versante francese del gruppo“. I motori Fire sono stati fermati, ed anche il discorso Gigafactory è stato ormai messo in un angolo, rinviato, a quanto pare, almeno alla fine del 2026. La Gigafactory dovrebbe nascere a Termoli con un valore di 2 miliardi di euro, nata in collaborazione tra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies.
Secondo il parere di Guida, all’interno di Stellantis sono stati favoriti i francesi, come meglio spiegato con queste dichiarazioni: “All’interno del gruppo si favoriscono i francesi. Due moduli su tre dell’unica Gigafactory di ACC, guarda caso in Francia, funzionano e producono batterie. Il capo di Acc è francese e proviene dal gruppo PSA, ed è Yann Vincent. Con Termoli è stato fermato anche il progetto tedesco di Kaiserslautern, mentre in Spagna l’altra Gigafactory è in accordo con la cinese CATL. Al nuovo CEO Antonio Filosa concediamo il classico semestre bianco, ma poi dovrà dare rapide risposte“.
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