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Che fine faranno le auto con motore termico? Il dato che preoccupa tutti

Published by
Chiara Rainis

A partire dal 2035 non potranno più circolare veicoli alimentati a diesel o benzina. Dunque, che fine faranno le nostre vecchie auto?

Era lo scorso 9 giugno quando il Parlamento Europeo stabiliva l’uscita di scena delle auto endotermiche a partire dal 2035. Da quel momento nessun costruttore potrà vendere mezzi vecchia maniera. La misura in questione fa parte di un provvedimento più ampio presentato dalla Commissione Europea, che si chiama “Fit for 55”. Si tratta di un programma su tredici punti, secondo cui entro il 2030 le emissioni di CO2 dovranno calare del 55%. Per poi raggiungere la completa neutralità entro il 2050.

Auto motore termico (AdobeStock)

Per azzerare l’inquinamento il primo passo è rivedere il sistema dei trasporti. Ed ecco che ormai già da tempo è stata avviata la ristrutturazione del parco macchine. Diversi marchi hanno fermato la produzione di veicoli ad alimentazione classica, per concentrarsi sull’ibrido e l’elettrico.

In particolare, per favorire la conversione nel 100% verde delle automobili, le autorità hanno richiesto ai Paesi membri dell’Unione di inserire punti di ricarica le auto ogni sessanta chilometri, e ogni centocinquanta, per quanto concerne le stazioni di rifornimento per quelle ad idrogeno.

Auto a motore endotermico, come si comporterà l’Italia

Relativamente allo Stivale, in linea con i dettami decisi assieme alle altre nazioni, anche qui si provvederà ad una graduale eliminazione delle automobili oggi più diffuse sul territorio. Ciò significa che entro il 2035 non potranno più circolare mezzi privati dotati di propulsore a combustione interna. Diversamente, ai possessori di furgoni o veicoli adibiti al trasporto commerciale verrà concesso un periodo più ampio. Per effettuare il cambio avranno infatti tempo fino al 2040.

Come ben sappiamo queste nuove regole hanno incrementato l’ansia e le preoccupazioni tra i protagonisti dell’automotive. E più di qualcuno ha messo in luce come, ad oggi non siano particolarmente sviluppate le infrastrutture di ricarica. Così come non sia stato portato avanti uno studio approfondito su come ricavare l’energia pulita che dovrebbe servire per alimentarle.

Ad accrescere ancor di più i timori e le perplessità, il tema del lavoro e dei costi. Come di recente ha affermato l’ad di Renault Luca de Meo, la produzione dei complessi power train amici dell’ambiente, ha un prezzo decisamente salato. Ciò significa che se si vorrà comprare una macchina si dovrà sborsare una somma elevata e in momenti di crisi finanziaria globale, ciò potrebbe comportare un dissesto per il settore.

Cifre pazzesche sono anche quelle che riguardano gli investimenti. Da un’analisi proposta dalla Reuters, emerge che i produttori dovranno mettere sul tavolo un complessivo di oltre 500 miliardi di dollari. Una cifra pazzesca che, tuttavia, potrebbe non bastare per mandare in demolizione tutte le nostre quattro ruote, a favore di quelle moderne.

A rischio tanti posti di lavoro

L’interrogativo verte pure sull’impiego. Un motore endotermico è fatto di diverse componenti specifiche che stanno dando da lavorare a migliaia di persone. Ne conseguenze, che a causa del veto imposto, moltissime famiglie si troveranno in braghe di tela.

Secondo un report redatto dalla “Associazione Europea della Componentistica dell’Auto”, nella sola Italia tra il 2025 e il 2030 ci saranno 67.000 posti di lavoro in meno. Un numero che nel 2040 toccherà i 73.000.

La richiesta rivolta all’UE è dunque di non bandire del tutto, ma innovare. Trovare delle soluzioni di compromesso per evitare un processo irreversibile in una fase già profondamente critica del mondo del lavoro.

E’ tuttavia difficile che qualcuno possa ascoltare. Come detto, alcune Case hanno avviato la conversione e ad oggi non stanno più rilasciando veicoli a diesel o benzina.

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Chiara Rainis

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