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Ferrari, il suv Purosangue non basta: c’è anche la moto | Ecco la Rossa che nessuno conosce

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Roberto Torcolacci

La Ferrari è un’azienda straordinaria, storica che è stata in grado di realizzare modelli su modelli straordinari. Vediamone uno che forse nemmeno il più grande appassionato conosce.

La Ferrari. Impossibile non rimanere ammaliati da un marchio che è stato capace negli anni di realizzare veicoli a dir poco unici, spettacolari e iconici. Non in molti sanno però che nel corso della sua storia il cavallino rampante ha dato via anche ad un progetto davvero singolare e molto diverso da quello che oggi effettivamente rappresenta la rossa nel mondo.

Ferrari

Nel 1932 era stato aperta una divisione nel campo delle due ruote. Avete capito bene; proprio la Ferrari, conosciuta ai più per una F40 come una vettura da F1, molti anni fa aveva dato vita ad un progetto decisamente singolare. E allora, a tal proposito, scopriamo di cosa si tratta e come’è andata a finire per la Ferrari “motociclizzata”.

Ferrari a suon di due ruote: l’inizio del progetto

Tutto ha inizio, come detto, negli anni ’30 del ventesimo secolo. Un periodo di forte evoluzione per la Ferrari come azienda. Nel 1929, Enzo dà origine alla scuderia che tuttora rappresenta la divisione prinicpale del reparto corse dell’azienda che da sempre è impegnata in F1 e che ha corso in varie categorie automobilistiche di spicco.

L’uomo da cui partì tutto, nel frattempo, decide di allargare la sua creatura con un “braccio” nuovo di zecca. Il Drake prima si affida al fornitore di ruote a raggi, l’inglese Rudge-Witworth, per poi acquistare alcune moto (250, 350 e 500 su tutte) da iscrivere alle corse più prestigiose a livello nazionale. Questo nuovo team, venne però gestito dal cugino, Renzo Saracco Ferrari.

Ferrari e l’avventura nelle due ruote: i successi sportivi

L’avventura nelle due ruote per la Ferrari, oltre al fatto che il grande nazionalismo di Enzo venne messo da parte dallo stesso pur di tentare quest’avventura molto ambiziosa, fu un successo. E possiamo dire che principalmente fu tale perché era il periodo in cui i grandi piloti dell’epoca passavano dalle due alle quattro ruote.

Ferrari, il reparto motociclistico (Ferrari)

E infatti, le moto Rudge-Ferrari vengono guidate da nomi di un certo spessore: Giordano Aldrighetti, Mario Ghersi, Tazio Nuvolari, Antonio Ascari, Achille Varzi e Piero Taruffi. Risultato, manco a dirlo, 44 vittorie con 15 piloti alla guida in 39 gare (ogni gara veniva disputata in varie classi diverse, un po’ come accadeva nel motomondiale) con tre titoli nazionali ad abbellire l’intero albo d’oro. La Rudge 500 TT, che peraltro è esposta al museo del cavallino rampante, conquistò pure la mitica Targa Florio del 17 giugno 1934.

Ferrari dice addio alle due ruote: il motivo

Purtroppo, soltanto nel 1935 la Ferrari dice basta alle due ruote e conseguentemente alla vendita di motociclette. Il motivo, fu principalmente dovuto alla Grande Depressione che toccò diversi settori professionali, budget per gli sport motoristici compresi. Altri fattori che portarono alla morte di questo progetto, erano semplici; la Ferrari era l’unicasquadra motociclsitica privata su larga scala al mondo (almeno fino agli anni ’50) e in più il suo posizionamento nelle corse era abbastanza costoso.

Ferrari, la Rudge 500 TT Replica presente al museo della Rossa

Addirittura, contando queste difficoltà, a Maranello pensavano di non pagare nemmeno chi voleva semplicemente gareggiare. Per quanto riguarda la mitica Rudge 500 TT, è alimentata da un motore capace di erogare fino a 28 Cv di potenza massima ed è in grado di garantire fino a 160 chilometri orari di velocità massima. Mica male per un veicolo quasi secolare.

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Roberto Torcolacci

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