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Motomondiale

Yamaha, moto in crisi e piloti nervosi: ecco cosa non gira ad Iwata

Published by
Oscar Slaifer

Il weekend in Qatar ha reso ancor più palesi i limiti di una Yamaha M1 ormai a fine ciclo. E i piloti sembrano già sul piede di guerra.

La prima tappa del Motomondiale 2022 ha regalato emozioni ma anche tanti temi da trattare. Chi esce soddisfatto dalla gara in Qatar è senz’altro Marc Marquez, il migliore dei big. Così come può sorridere l’Aprilia, che con Aleix Espargaro ha sfiorato il podio, mostrando una grande velocità anche in gara, tallone d’Achille fino allo scorso anno. Ottima anche la prova della KTM, che ha mostrato una consistenza importante.

Fabio Quartararo (foto Ansa)

Le note dolenti? Diverse. A cominciare dalla Ducati ufficiale, fuori con entrambi i piloti e costretta già a inseguire, invece di fare la lepre come tutti si aspettavano. E le Suzuki, che avevano ben impressionato nei test e nelle prove del venerdì, che si sono sciolte come neve al sole. Ma se tutti hanno la possibilità di riscattarsi, il quadro che emerge da casa Yamaha è decisamente allarmante.

Yamaha M1, soliti difetti: ciclo finito?

La M1 nel deserto del Qatar, dove tante volte ha brillato, persino lo scorso anno, ha messo in campo una delle peggiori prestazioni degli ultimi tempi. Impalpabile nelle libere, mai in grado di impensierire in qualifica e in gara. A salvare la faccia il solito Fabio Quartararo, nono ma a distanza siderale dai primi. E pensare che un anno fa aveva anche vinto a Losail, pure convincendo.

365 giorni dopo la situazione in Yamaha è tutt’altro che rosea. Gli appelli del francese sono caduti invano. Il titolo iridato dello scorso anno non ha fatto altro che nascondere sotto al tappeto i problemi che ormai sono diventati cronici. E che i tecnici di Iwata non stanno mettendo a posto per niente. La moto ormai, da migliore del lotto, è diventata quasi la peggiore. I motivi? Sempre gli stessi, quelli ripetuti per anni da quel Valentino Rossi, che si è preferito bollare come “bollito” piuttosto che ascoltare in maniera più attenta.

La Yamaha consuma troppo le gomme posteriori, per colpa di una filosofia di progetto che ormai è obsoleta. Basti guardare le altre moto, sempre più con il baricentro spostato dietro rispetto alla M1, che fatica dopo qualche giro in uscita curva. Ieri poi ci si è messo anche l’anteriore a fare le bizze, con pressioni errate, segno che il bilanciamento questa moto fa fatica a trovarlo. E se lo trova, cambia da un turno all’altro, anche per un solo grado o due di differenza. Per non parlare del motore, ora tra i peggiori del Mondiale, con velocità di punta risibili rispetto alla concorrenza.

Gli altri? Tutti indietro. Morbidelli undicesimo, Dovizioso quattordicesimo e Binder nelle retrovie. Tutti salvati da alcune cadute davanti che hanno reso il risultato di squadra meno drammatico. Ma la sostanza in realtà non cambia. La Yamaha non va e in queste condizioni si prospetta un’annata da lacrime e sangue. E polemiche.

Il nervosismo sale

Già, perché a fine gara non sono mancate le frecciate ai vertici Yamaha da più di un pilota. A partire da Quartararo, che sono mesi che urla ai quattro venti come il progetto sia indietro e che così non va, che la concorrenza vola mentre lui rimane fermo al palo. E la realtà si è palesata in tutta la sua drammaticità proprio nel weekend qatariota. Al francese scadrà il contratto a fine stagione. Con questi chiari di luna siamo sicuri che rinnoverà? I dubbi rimangono.

Per non parlare poi di Dovizioso, altro già etichettato come finito, ma che stavolta oltre all’amarezza per una moto che non sente ancora sua, è andato più a fondo. Senza usare mezzi termini. La Yamaha M1 si guida in un modo solo, ma a volte neanche quello basta, ha specificato il forlivese. Che poi ha rincarato la dose, lanciando un sibillino “Ho tante cose da dire ma non è il momento”. Che sia già ai ferri corti? Perché le parole sembrano ricordare quelle pronunciate qualche tempo fa in Ducati.

Insomma se due piloti di punta sono già sull’orlo di una crisi di nervi non sarà per colpa loro. E allora che farà la Yamaha? Il timore però è che questo immobilismo finisca per portare a una catastrofe.

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Oscar Slaifer

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