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Qual è il patrimonio di Piero Ferrari? La cifra è stratosferica

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Oscar Slaifer

76 anni, Piero Ferrari è l’erede universale del grande Enzo. Raccontiamo la sua storia e di come è cresciuto all’ombra di una personalità così forte.

Piero Ferrari (foto di Andrew Burton/Getty Images)

Un cognome che ha fatto la storia. Parliamo di Ferrari, con Enzo che ha dato vita a una delle aziende più famose del mondo. E la cui eredità oggi è passata al figlio, Piero.

La storia del figlio del grande Enzo

C’è da dire che Piero venne iscritto all’anagrafe con il cognome della madre, Lardi, in quanto nacque da una relazione extraconiugale di Enzo Ferrari con la donna. Le leggi dell’epoca infatti non permettevano di riconoscere i figli nati al di fuori del matrimonio, per questo Piero Ferrari inizialmente prese l’altro cognome.

Nel 1975 però potè essere riconosciuto ufficialmente come figlio legittimo, ma preferì affiancare il cognome Ferrari a quello che già aveva. Ma nel febbraio del 1990, dopo la morte del padre, Piero e sua figlia Antonella presentarono istanza al presidente della Repubblica Francesco Cossiga di poter abbandonare il cognome Lardi mantenendo esclusivamente quello Ferrari. Richiesta che fu poi approvata nel dicembre dello stesso anno.

La meccanica fu la sua passione fin da piccolo, proprio come il padre. Anche se non crebbe in realtà a Maranello ma in una bottega di un riparatore di biciclette vicino di casa. Crescendo, decise di diventare perito industriale con specializzazione in meccanica e nel 1965 entrò nell’azienda paterna, per poi essere eletto 4 anni dopo nel consiglio di amministrazione.

La storia in Ferrari e il suo patrimonio

Il primo incarico aziendale in realtà non fu di grande spessore: dovette catalogare, descrivere e archiviare tutti i componenti d’automobile risultati inappropriati, inefficaci o difettati. Fu in realtà un’ottima palestra per Piero Ferrari, che nel 1980 divenne Direttore esecutivo della gestione sportiva, con forti responsabilità nella produzione, nella gestione dei contratti, nella programmazione di nuovi progetti, nell’organizzazione del personale e nella supervisione dei regolamenti sportivi.

Il rapporto con il padre, spesso conflittuale, divenne ancor più teso proprio perché Enzo era molto presente nella parte sportiva. E addirittura nel 1988, al culmine della tensione tra i due, venne estromesso dalla gestione sportiva e nominato vicepresidente della Ferrari. Dopo la morte di Enzo però, Piero fu nominato erede universale e ottenne il 10% del pacchetto azionario Ferrari, oltre al circuito di Fiorano.

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Piero Ferrari però non rimase mai fermo in realtà, non accontentandosi di essere semplicemente un Ferrari. Nel 1998 fondò a Modena la High Performance Engineering, un’azienda di progettazione ingegneristica volta a studiare soluzioni tecniche avanzate nei settori motociclistico e automobilistico (di cui oggi ha il 40%). Ma non solo. Cominciò a lavorare al risanamento dell’azienda aeronautica Piaggio Aero Industries, della quale fu presidente fino al 2014. Ad oggi poi ha anche il 12% del gruppo di nautica Ferretti. Per la rivista Forbes Italia è il settimo più ricco in Italia, il primo tra gli industriali che si occupano di automobili, con un patrimonio che si attesta sui 5,5 miliardi di dollari. Addirittura meglio di John Elkann, che si è piazzato al 24° posto con 2,2 miliardi.

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