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Formula 1

Montezemolo: “In strada mi fermano ancora per lamentarsi della Ferrari”

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Oscar Slaifer

L’ex presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo ha raccontato i tempi vissuti a Maranello. E ha raccontato un aneddoto su uno dei protagonisti della rinascita

Montezemolo ai tempi della Ferrari (Foto di Paul Gilham/Getty Images)

E’ stato il presidente della rinascita della Ferrari, dell’era Michael Schumacher, quella d’oro del Cavallino nei primi anni 2000. Luca Cordero di Montezemolo ha legato per sempre il suo nome a quello della Rossa. E rimane ancora l’affetto per un passato impossibile da dimenticare.

Montezemolo e Ferrari, un binomio difficile da scindere

In una intervista a Tuttosport, l’ex presidente della Rossa ha raccontato il suo rapporto con la casa di Maranello: “Sa che c’è ancora gente che mi ferma per strada pensando che io sia ancora alla Ferrari? Le racconto un episodio accaduto quest’estate a Napoli. Cammino tranquillamente quando incontro un signore che mi ferma e mi fa tutto risoluto: ‘Perché non è a lavorare a Maranello con le figure che fate?‘. Rispondo: ‘Guardi che da sei anni non ci sono più’. E lui, per tutta risposta: ‘A lavorare deve andare, fate delle figure da cioccolatai, ci vergogniamo!'”.

Per tanti anni la Ferrari è stata la sua vita. E un po’ di nostalgia c’è ancora: “Quello che davvero mi manca più di tutto è la gente, l’ambiente della fabbrica, le riunioni per i nuovi prodotti con la squadra di Formula 1 per vedere come migliorano le cose”.

La F1 e l’aneddoto su Jean Todt

Quando arrivò la Ferrari era in grave difficoltà, sia in pista che fuori. In particolare il reparto corse stava vivendo un momento delicato: “In quel periodo c’erano due realtà: da una parte un’azienda con la cassaintegrazione perché vendeva poche macchine rispetto al numero di persone che lavoravano in fabbrica e dall’altra parte una grande crisi nella gestione sportiva – ha raccontato Montezemolo -. L’arrivo di Jean Todt, che io ho fortemente voluto, è stato il secondo passo. Il primo era rendersi conto che era necessario affrontare con il bisturi la situazione. Quindi avere la forza di fare delle scelte coraggiose. C’era da capire che, d’accordo l’aspetto delle corse, ma doveva essere messa a posto anche la parte industriale perché altrimenti la situazione sarebbe diventata davvero tragica”.

Todt che però prima del grande riscatto della Rossa fu davvero in bilico: “All’inizio di agosto del 1996 i vertici di Fiat, ma non l’Avvocato Agnelli, mi chiesero di allontanare Todt. Perché dissero che se dopo aver speso tanto per prendere un pilota come Schumacher ci si era ridotti a fare le figurette voleva dire che chi comandava non andava bene. Dissi no, se va via Todt vado via anche io“.

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Brawn, Schumacher, Todt, Montezemolo, gli artefici della rinascita Ferrari (Foto di Clive Mason/Getty Images)
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