Si riaccende la polemica tra Red Bull e Mercedes. Il team austriaco accusa quello tedesco di sfruttare un sistema per avvantaggiarsi.
Il mondiale 2021 di F1 verrà ricordato come uno dei più polemici degli ultimi anni. Quasi ogni GP è stato teatro di screzi e botta e risposta tra i piloti Red Bull e Mercedes, piuttosto che tra la rispettiva dirigenza. Dubbi, sospetti e accuse sono state il pane quotidiano di un campionato finalmente animato da un po’ di azione in pista, senza il soliloquio della Stella che durava imperterrito dal 2014.
E giusto per non smentirsi, in Texas, il boss degli energetici Christian Horner si è detto convinto che dal round di Istanbul la squadra avversaria stia perfezionando un dispositivo che utilizzerebbe nei rettilinei per recuperare velocità.
“Basta guardare quanto si abbassa la parte posteriore della W12 per capirlo”, ha motivato la sua tesi il manager inglese. E se nell’ultimo appuntamento di Austin tale strumento non ha fornito particolare benefici visto il doppio podio di Milton Keynes, non è detto che su tracciati rapidi come quello dell’Arabia Saudita non possa avvantaggiarla.
“Sappiamo che non c’è niente di illegale”, si è affrettato ad aggiungere il 47enne, forse per evitare di scatenare un occhio indiscreto nel suo stesso box. “Lo schema che usano non è nuovo, ma ovviamente quello che abbiamo visto in Turchia era una versione molto estrema, che su quel circuito ha dato risultati consistenti”.
Intervenuto sulla questione il responsabile dell’equipe germanica Toto Wolff ha, come prevedibile, fatto lo gnorri minimizzando il valore dell’ultimo studio partorito nella fabbrica di Brackley.
“Nel nostro sport non esiste più la soluzione che regala grandi guadagni prestazionali”, ha tagliato corto il viennese. “Si possono soltanto apportare dei miglioramenti marginali in diverse aree della monoposto che alla fine contribuiscono a incrementare le performance”.
Chiara Rainis
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