Alonso parla dei suoi rimpianti in F1 e attacca nuovamente la FIA per il suo approccio poco parziale nei giudizi.
Domenica scorsa ad Austin, se ce ne fosse bisogno, Fernando Alonso ha dato l’ennesima prova di non avere niente da invidiare ai suoi colleghi più giovani. Verve, aggressività, spunto e voglia di combattere sono ancora lì come ai vecchi tempi. Lo stesso dicasi per la vis polemica, esplosa nuovamente qualche giorno fa a proposito di presunti favoritismi esercitati dalla FIA e confermata in Texas durante la gara quando via radio ha contestato alcuni provvedimenti non presi contro gli avversari.
Interrogato a questo proposito dall’Equipe il Samurai si è giustificato definendosi un giustiziere. “Non è una novità, succedeva anche in passato. E’ sempre accaduto che vi fossero delle discrepanze nelle penalità e nell’applicazione del regolamento a seconda della nazionalità”, ha motivato lo spagnolo riportando poi un fatto accaduto in epoca Ferrari. “Ricordo quando mi stavo battendo per il titolo contro la Red Bull. Sapevamo che lo avevano l’ala anteriore flessibile, ma ci vollero cinque o sei GP per farla bandire e io persi per 3 lunghezze”.
Dunque, l’amarezza per questo atteggiamento troppo filo-britannico e in seguito la mancanza di risultati lo hanno fatto in parte disamorare verso lo sport che lo ha lanciato e dove è tornato dopo due campagne passate alle finestra, o meglio a destreggiarsi tra IndyCar, WEC e Dakar.
“Rimpianti? Forse ne ho uno”, ha confessato evidenziando lo strappo vissuto. “Me ne sono andato via troppo tardi. Dove uscire di scena prima del 2018. Certo è facile dirlo ora, ma non avrei dovuto attendere così tanto”, ha asserito fissando le date del suo ideale pensionamento al 2015 o 2016. La ragione è che in quel modo avrebbe potuto dedicarsi con più attenzione all’endurance o ai rally raid, due delle sue passioni.
Chiara Rainis
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