Il muretto McLaren scagiona Norris dopo il successo buttato via in Russia e motiva la scelta di non rientrare.
A Monza due settimane fa aveva gioito a denti stretti per il successo del suo compagno di squadra Daniel Ricciardo, prospettando per sé un futuro glorioso data la giovane età. Arrivato a Sochi con tanta fame e voglia di riscatto Lando Norris si è mosso come un toro nell’arena, pronto ad incornare tutti, ma alla fine la sua esuberanza non ha pagato.
L’azzardo di restare in pista con le slick quando cominciava a diluvia lo ha sbalzato dalla prima alla settima piazza, privandolo addirittura di un podio che avrebbe ampiamente meritato. Ma se nei momenti appena successivi al fattaccio la colpa è andata in toto all’inglese, a freddo la dirigenza McLaren ha cercato di assolverlo, forse per non comprometterlo psicologicamente in vista dei prossimi appuntamenti.
“E’ stato un rischio che abbiamo corso assieme”, ha affermato il team principal Andreas Seidl ad Auto Bild. “Si vince e si perde come gruppo”.
Passando sopra all’atteggiamento aggressivo del giovane di Bristol che non si è risparmiato
in urla e opposizioni senza appello alle richieste del box di entrare, il manager tedesco ha cercato di alleggerire la sua posizione. “Si sentiva bene e voleva proseguire. Abbiamo dunque deciso di lasciarlo fare. Con il senno di poi abbiamo sbagliato”, ha sostenuto giustificando il 21enne. “Visto che chi guida non è in possesso di tutte le informazioni c’è sempre il modo di imporgli una scelta. Se lo avessi obbligato ad entrare, lo avrebbe fatto”.
Insomma, l’atteggiamento poco imperativo degli ingegneri sarebbe stato la causa della disfatta. “In questi frangenti comunque, si impara molto. Sono cose che possono capitare. Torneremo più forti”, ha chiosato l’ex Porsche.
L’unica nota positiva è che in ogni caso l’equipe di Woking è riuscita a mantenere il terzo posto costruttori, agevolata dalla prestazione finale del ferrarista Leclerc.
Chiara Rainis
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