Malgrado l’euforia del “suo” Hamilton per il nuovo format, il boss Mercedes Wolff boccia la Sprint Qualifying come prassi.
Bella sì, ma non deve sostituire le qualifiche. Questa in sintesi la tesi espressa da Toto Wolff al termine della prima sperimentale mini-corsa del sabato per stabilire l’ordine di partenza della domenica. In poche parole: la F1 deve aprirsi alle novità, ma non snaturarsi.
Un pensiero questo, probabilmente, condiviso da buona parte del paddock e dai tifosi che, a Silverstone si sono domandati perché inserire un GP da appena 17 tornate, togliendo il brivido del giro veloce.
“La pole dovrebbe essere assegnata al termine di una sessione di qualifica e non di una gara sprint”, ha affermato tranchant il boss delle Frecce Nere a Channel 4.
A suo avviso, le troppe variabili date da un evento sulla distanza finiscono per non premiare i migliori. “Una partenza è sempre interessante. In particolare Alonso è stato divertente da guardare”, ha commentato il dirigente. “Nel complesso è una buona aggiunta, ma che non sia una costante”. Per l’austriaco il testacoda di Perez e il suo ritiro appena prima della bandiera a scacchi che lo ha costretto a scattare dalla pit lane nel gran premio domenicale è un esempio dei rischi di un simile formato.
“Se sei uno dei big, potrebbe davvero complicarti le cose”, ha sostenuto. “Se nelle due prossime prove l’andamento sarà analogo, credo che il nuovo sistema avrà un posto nel calendario ma in una forma limitata”.
Proclamatosi contrario alle sperimentazioni in corso di stagione, alle griglie invertite e a tutto ciò che rende la competizione falsata o artificiale, il manager Mercedes ha reclamato il ripristino dello status quo o comunque l’applicazione della Sprint Qualifying in non più di 5 round a campionato, giusto per dare un po’ di pepe, a patto di rivedere il sistema.
Chiara Rainis
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