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Motomondiale

MotoGP, Alex Marquez: le sensazioni dopo un incidente

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Luigi Ciamburro

Alex Marquez ha riportato 7 cadute in 5 gare. Il pilota del team LCR Honda parla delle sue sensazioni al rientro ai box.

Alex Marquez (getty images)

Alex Marquez ha chiuso il GP di Le Mans con un sesto posto e come miglior pilota Honda, ma nelle prime cinque gare ha rimediato ben sette cadute. In un’intervista a Nico Abad, il pilota di Cervera parla di sviluppo della moto e delle sensazioni dopo un incidente. “Non siamo ingegneri, raccontiamo i nostri sentimenti ai tecnici. (…) Lo scrivono e lo trasmettono al Giappone, ma in molte occasioni altre cose si perdono. La fabbrica poi deve vedere se funzionerà o no”.

Il feeling con l’avantreno della Honda RC213V non è ancora dei migliori, manca aderenza e questo può a volte causare degli incidenti. “Ogni volta che cado mi dispiace per i meccanici”, ha ammesso Alex Marquez che ogni volta che torna ai box dopo una caduta chiede informazioni sui danni alla moto. Un’abitudine che si trascina da quando era bambino, con suo padre spesso costretto a saldare una maniglia. “Nel test in Qatar sono caduto e sapevo di aver distrutto la moto e mi hanno detto ‘Abbiamo visto di peggio'”.

Il problema delle cadute

L’anteriore del prototipo giapponese è una bega per tutti i piloti di casa Honda, ma pian piano sta migliorando le sue sensazioni, che ora attendono conferme nel prossimo appuntamento al Mugello. “Non siamo nel nostro momento migliore con il grip. La mia caduta da Portimao nelle FP3 è dovuta al fatto che ero teso. Quando commettiamo un errore siamo un po’ più critici su quel punto. Non sono nel mio miglior momento di confidenza con l’anteriore. L’ho perso a Jerez e a Le Mans ho ripreso un po’ di fiducia”.

Infine ammette che la MotoGP odierna sforna moto sempre più potenti che costringono a rivedere gli standard di sicurezza di molti tracciati. A Jerez ha fatto una certa impressione vedere Marc Marquez contro l’airfence. “Va sempre più veloce. Qualche volta arriviamo alla Commissione per la sicurezza e diciamo “Questo circuito non è sicuro”. Certo, ma perché diventa sempre più veloce. La caduta di Marc sei o sette anni fa non avrebbe colpito il muro con quella velocità. Se tutto rimane uguale, in Qatar fra tre anni raggiungeremo i 400 km / h in fondo al rettilineo. Siamo arrivati ​​al punto che o dobbiamo limitare qualcosa – ha concluso Alex Marquez – o dovranno realizzare circuiti con infinite vie di fuga”.

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Alex Marquez (getty images)
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Luigi Ciamburro
Tags: Alex Marquez

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