Per i suoi 50 anni Villeneuve riflette su cosa ci sta raccontando la F1 di oggi e fa un confronto con il passato direttamente vissuto.
Cosa rimarrà dell’era Hamilton? Forse poco. Magari niente. Più ci si allontana da quel 2014 che gli regalò il secondo titolo iridato, il primo con la Mercedes dopo quello del 2008 targato McLaren, meno i suoi traguardi sembrano avere valore. La colpa, ovviamente, non è sua, bensì dell’auto che guida, di gran lunga superiore alla concorrenza.
A questo proposito, si è dichiarato scettico pure Jacques Villeneuve, in passato spesso solidale nei suoi confronti. “Senna e Schumacher hanno trionfato con macchine che non dovevano vincere, in situazioni complicate, senza il sostegno del team. Lewis invece ha sempre dominato con il mezzo migliore e con l’appoggio interno. Bisognerebbe vederlo senza queste due condizioni”, ha dichiarato a Il Corriere della Sera.
Seppur meno malizioso e scorretto rispetto ai due blasonati colleghi, Ham finora non è stato in grado di convincere e probabilmente non ci riuscirà mai visto che il ritiro dal Circus pare essere ormai prossimo.
E se l’asso di Stevenage potrebbe trovarsi ad uscire dalla F1 nel totale anonimato, c’è chi ancora giovanissimo rischia di veder tramontare il suo blasone di “Predestinato”. Secondo l’ex pilota canadese il buon Charles dopo aver agevolato la ciacciata di Sebastian, si sarebbe attirato il nemico in casa, quasi fosse una sorta di contrappasso.
“Per il monegasco il vero pericolo è Sainz“, ha asserito il campione 1997. “Carlos non è mai stato in una squadra tanto importante. Si è costruito nel tempo confrontandosi con compagni veloci. Vanta grinta ed esperienza, inoltre è freddo e studia”.
Tutte caratteristiche, queste, che alla lunga potrebbero mettere in crisi anche un sicuro di sé come il Principino, ribaltando le gerarchie interne al gruppo.
Chiara Rainis
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