Durante la consueta conferenza stampa del giovedì, Pecco Bagnaia ha voluto raccontare la cosa più assurda letta sui social in questi giorni.
Negli ultimi due anni Bagnaia si è ritrovato improvvisamente catapultato dall’essere un rookie della MotoGP a diventare un rider ufficiale Ducati. Il pilota italiano si è guadagnato questo ruolo dopo l’uscita di scena di Dovizioso grazie a quanto di buono fatto intravedere durante il 2020.
Lo scorso anno però, frenato dai troppi infortuni, Pecco non aveva potuto mostrare tutto il proprio potenziale. Durante la prima gara di questa stagione, invece, l’italiano ha mostrato a tutti di che pasta è fatto ottenendo un ottimo 3° posto.
Durante la conferenza stampa del giovedì Bagnaia ha così provato ad analizzare la sua gara di domenica scorsa: “Non posso pensare di andare più lento all’inizio perché magari verrei superato. Se guardiamo ai risultati di 3 anni scopriamo che eravamo più veloci di 8 secondi. Questo circuito è molto esigente per le gomme posteriori e con il vento è ancora peggio. Guardando i dati però ora sappiamo su cosa dobbiamo lavorare. Seguendo Yamaha e Suzuki abbiamo capito grandi cose. Sembra che domenica le condizioni saranno simili”.
Il rider italiano ha poi proseguito: “L’anno scorso nella seconda gara era sempre diverso. Penso che potremo lottare ancora per la vittoria. Nella prima parte della gara eravamo molto competitivi, ma non dobbiamo essere preoccupati perché sappiamo che su questa pista vanno forte anche altre moto. L’obiettivo quest’anno sarà quello di essere competitivo su ogni circuito”.
Bagnaia ha poi raccontato del suo dopo-gara: “Io ho dormito per due giorni. Mi sono preso qualche giorno per rilassarmi, mi sono messo a giocare a Call of Duty con il telefono. Già ieri però sono ritornato in pista per concentrami su questo weekend”. Infine, visto che oggi si festeggia il “Pesce d’Aprile”, il pilota torinese ha raccontato la cosa più assurda che ha letto in questi giorni sui social: “Su Facebook ho letto che Valentino tornava alla Ducati l’anno prossimo”.
Antonio Russo
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