Magnussen attacca nuovamente la F1. Il danese si è detto rallegrato dal non essere più in un ambiente tanto ostile.
Quando un rapporto si chiude male, il rischio è sempre quello di cadere nella favola della volpe e l’uva. E sicuramente Kevin Magnussen ne sa qualcosa.
Avvezzo a sparlare del suo ex ufficio, anche nei giorni scorsi il danese, mai molto amato dai colleghi del Circus, è tornato a gamba tesa sulla F1 dichiarando di non sentirne per nulla mancanza.
Perso il sedile alla Haas e incapace di trovare una soluzione convincente, il biondo di Roskilde è volato negli Stati Uniti per intraprendere una nuova carriera nella IMSA, rifiutando pubblicamente la proposta di Gunther Steiner di fare da riserva per la scuderia appena lasciata.
Gaudente per il percorso intrapreso in America il 28enne ha criticato la classe regina per essere un ambiente troppo ostile.
“Nella massima categoria l’unico modo per progredire è battere il più spesso possibile il compagno di squadra”, ha dichiarato a WEC Talk. “E questo non è divertente. Ad esempio io con Romain Grosjean mi trovavo piuttosto bene, ma per avanzare dovevamo letteralmente ucciderci in pista e ciò non faceva altro che alimentare la tensione”, ha aggiunto sostenendo che proprio per questo motivo ha preferito guardare altrove.
Poco interessato, o almeno così sostiene, a rimanere nel Grande Circo soltanto per far numero, Magnussen ha dunque optato per seguire le orme del padre Jan, tutt’ora attivo nell’endurance. “Amo di più collaborare con il mio vicino di box, anziché lottare con lui”, ha affermato. E in effetti dopo i posti sono pochi e la richiesta è alta, il pericolo è quello di vivere una costante guerra intestina. “Qui ti rendi conto che la gente che corre si diverte di più. Sorride ed è serena. La F1 è troppo competitiva”, ha infine sentenziato.
Chiara Rainis
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