Scatta la polemica social dopo che Schumacher si è rifiutato di commentare l’attivismo sociale contro il razzismo di Hamilton.
Non appena il palcoscenico si fa più ampio ed importante la polemica è sempre a portata di mano. Non è possibile parlare senza riflettere e tutto deve essere politicamente corretto. Lo ha provato sulla sua pelle Mick Schumacher. Esaltato ed elogiato per il suo carattere mito, schivo e dal basso profilo, è cascato nella trappola dell’anti-razzismo.
Preferendo non rispondere alla domanda postagli dal quotidiano La Stampa riguardo i messaggi sociali lanciati da Lewis Hamilton con le varie magliette nere, l’inginocchiamento e le formule diventate ormai patrimonio comune di lotta contro ogni forma di discriminazione, si è tirato addosso le critiche del web. Qualcuno ha addirittura scritto: “Non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma il silenzio degli amici”.
Un altro ha aggiunto: “Se sei neutrale su questi argomenti, prendi la parte degli oppositori”.
Convinto che la materia “razzismo” dovrebbe restare un fatto privato e che in qualità di pilota dovrebbe essere interrogato solamente sul motorsport, il 21enne ha svicolato correggendo la conversazione verso le amicizie nel Circus.
In particolare ha ammesso di essersi legato molto al connazionale Sebastian Vettel. “Con lui mi sento regolarmente. Ha molta esperienza e mi dà consigli”.
Quindi sugli obiettivi del prossimo futuro, il figlio di Michael ha ovviamente citato la Ferrari, per anni ufficio del padre e del suo mentore, se così possiamo definire Seb.
“Per adesso sono felice di correre per la Haas e spero di poter fare il meglio possibile nella mia stagione di debutto. Il futuro si vedrà. Tutto ad oggi è imprevedibile, ma non posso negare che sarebbe un sogno poter guidare una Rossa come papà”, ha chiosato.
E a meno di strani scherzi del destino, difficilmente non verrà accontentato, anche solo per l’impatto mediatico che avrebbe una simile promozione.
Chiara Rainis
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