Aston Martin in F1 per ragioni di marketing. Il patron del team Stroll spiega i dettagli del clamoroso ingresso.
Nessun amore nudo e crudo per le competizioni, o qualsivoglia romanticheria. La decisione del marchio Aston Martin di entrare nel Circus ha una motivazione puramente pratica. Arrivata in un momento in cui il mercato dell’automobile è in crisi, la scelta di accorparsi alla Racing Point acquisita da Lawrence Stroll sarebbe stata presa per conquistare un pubblico più giovane e sviluppare nuove tecnologie per battere la concorrenza sul tempo.
“La F1 è una piattaforma potente e giocherà un ruolo chiave nella strategia complessiva del brand. Trattandosi di uno sport globale con un pubblico che riteniamo possa aiutare a riaccendere l’entusiasmo”, ha spiegato l’attuale proprietario della scuderia nonché padre di uno dei due piloti Lance.
Anche l’unione con lo sponsor Cognizant, leader nella consulenza tecnologica, è stata studiata nell’ottica di una maggior diffusione del nome via digitale.
“Come Casa ha già avuto un enorme successo negli sport motoristici internazionali di alto livello e ora ha l’opportunità di scrivere una nuova pagina nei libri di storia”, ha dichiarato il magnate canadese, convinto della bontà della mossa anche sotto il profilo finanziario. “Il Circus è il fulcro della nostra strategia di marketing e una componente chiave del nostro business. Porterà con sé un nuovo approccio e allargherà lo spettro dei nostri seguaci che si tratti di pista o di eSport”.
L’obiettivo è farsi conoscere da più persone possibile, come detto, anche da quelle interessate alle gare virtuali.
“La massima serie è la vetrina perfetta pure per le auto che produciamo”, ha infine tenuto a sottolineare l’importanza del travaso delle informazioni e dei dati raccolti in circuito nello sviluppo delle vetture stradali, oggi sempre più tecnologicamente avanzate e all’avanguardia, come quella a motore centrale che verrà lanciata in futuro.
Chiara Rainis
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