Il neo campione Joan Mir ricorda le difficoltà riscontrare nella vittoria del titolo mondiale, specie dal punto di vista mentale.
Joan Mir affronterà il nuovo Mondiale con la fascia di campione del mondo e l’obiettivo di difendere il titolo conquistato in sella alla Suzuki GSX-RR. Primo titolo in classe regina per il maiorchino, al termine di una stagione difficile sotto ogni punto di vista, o quantomeno anomala. “Mentalmente è stato molto duro” il Motomondiale 2020 a causa della minaccia del coronavirus, che lo ha costretto a isolarsi tra le gare e non riuscire a “disconnettersi al cento per cento”.
La miglior terapia contro il Coronavirus è stata la conquista dello scettro iridato. “Vincere il titolo è stata la migliore terapia contro questo coronavirus “, ha detto Joan Mir a Europa Press. “Sapevamo di aver fatto un sacrificio per non andare ad allenarci su alcuni circuiti, ai ristoranti, a fare un giro per il centro per non trovare persone e per contagiarti, ma è stato tutto per una buona causa e lottare per vincere il titolo MotoGP, che ha un valore incalcolabile”. Una sfida impegnativa dal punto di vista psicologico, che lo ha costretto persino a non poter festeggiare la conquista del Mondiale. “Penso che sia stata la cosa più difficile per tutti noi, ho parlato con alcuni piloti ed è stata dura per tutti noi”.
In molti continueranno a dire che la vittoria di Joan Mir abbia poco valore a causa dell’assenza di Marc Marquez, una tesi che il neo iridato non appoggia. La storia del Motomondiale è costellata di infortuni, non per questo l’assegnazione del Mondiale ha avuto meno prestigio. Eppure il maiorchino rende i dovuti onori al campione della Honda. “Tutti possono pensare quello che vogliono, ma sono sicuro che se Marc fosse stato lì avrebbe vinto il campionato”, ha confessato il pilota della Suzuki. “Altrimenti, realisticamente, sarebbe stato molto vicino”.
Per il campione è “difficile” indicare “un momento preciso” del campionato in cui credeva veramente di poter vincere il titolo, ma è rimasto sorpreso dalla sua prestazione in Austria “per quanto fosse competitivo e veloce” in un circuito che non si adattava alla Suzuki. “Avevamo raggiunto un ottimo livello ed eravamo molto veloci… A Misano siamo stati di nuovo molto veloci e ancora ad Aragon, e avevo già capito che non è stato un caso. Da quel momento in poi, ho detto che avremmo potuto lottare per il titolo e lo avevamo vicino, e infatti abbiamo vinto ad Aragon”.
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