Il direttore sportivo della Ferrari Mekies fa un’analisi di una delle stagioni più buie della scuderia e guarda al futuro con fiducia.
Domenica sera ad Abu Dhabi si è concluso un mondiale decisamente da dimenticare per la Ferrari. Distante anni luce dalla Mercedes, ma anche da scuderie che fino al 2019 precedeva senza difficoltà, la Rossa è crollata non appena la FIA si è espressa sulla presunta illegalità del motore della vecchia SF90.
“Ai test di Barcellona di febbraio ci siamo subito resi conto di avere dei problemi di performance seri”, ha ammesso a Motorsport.com il direttore sportivo Laurent Mekies, in tre occasioni sostituto del boss Mattia Binotto al muretto. “Sapevamo che sarebbe stata dura, ma in quel momento non era chiaro quanto tempo ci sarebbe voluto per comprendere completamente la natura delle problematiche che ci affliggevano e ancor meno per risolverle. Poi ci siamo ritrovati, come tutti, coinvolti negli effetti della pandemia, senza la possibilità di poter lavorare per alcuni mesi”.
Anche se spesso durante l’inverno le squadre si nascondono o non si dedicano al riscontro cronometrico, che il Cavallino fosse alquanto in affanno era parso immediatamente chiaro anche dall’esterno. Il guaio è che, una volta scattato il campionato a luglio, nulla è stato fatto se non molto più avanti nel tempo, quando i rivali si erano già rimboccati le maniche. “Ci sono stati pochi risultati positivi che tuttavia assumono un significato importante, anche se ovviamente non di peso”, ha proseguito il francese. Con una batosta in classifica da 131 punti contro i 573 delle Frecce Nere ci sarebbe poco da rallegrarsi, ciò malgrado la presunta unità e sinergia del gruppo avrebbe lasciato spazio all’ottimismo. “Siamo usciti da una zona di confort e credo che aver affrontato situazioni e momenti critici ci sia servito e ci renderà più forti in futuro”, la convinzione dell’ex federale.
Chiara Rainis
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