Alla vigilia del chiacchierato test di Abu Dhabi Alonso insiste che non servirà a nulla. Ma allora perché lo fa?
Tanto ha battuto i pugni sul tavolo che, forse per sfinimento, la Federazione Internazionale ha accettato di confezionargli una regola su misura così da consentirgli di prendere parte al famoso test del 15 dicembre sul circuito di Yas Marina, come noto dedicato ai debuttanti, scatenando l’ira dei suo “futuri” colleghi. Perché lui sì e noi no? Si sono domandati soprattutto Carlos Sainz in partenza per la Ferrari e Sebastian Vettel in direzione Aston Martin.
Di tutta risposta il Samurai ha predicato la calma minimizzando le finalità della prova come un semplice modo per accumulare chilometri dopo due anni di assenza dal Circus. Un refrain ripetuto anche al termine del GP di domenica scorsa a cui ha assistito dal box della Renault. “Si sta dando troppa importanza a questa sessione”, ha ribadito il concetto a Motorsport.com. Ciò che conta per l’asturiano è che avendo a disposizione del tempo extra da trascorrere in macchina, potrà riprendere dimestichezza con le numerose procedure, verificare il sedile ma soprattutto conoscere meglio ingegneri e meccanici. “Le auto del prossimo campionato avranno meno carico aerodinamico e anche gli pneumatici saranno diversi, di conseguenza le sensazioni di guida non serviranno a un granché”.
E visto che per il due volte iridato ogni cosa è fine a sé stessa e non ha alcun significato, totalmente inutile è stato il suo show al volante Renault R25 del 2005 nel fine settimana di Yas Marina. “E’ stato divertente ma non significativo. Non è stato possibile imparare niente perché parliamo di vetture completamente diverse”, ha dichiarato.
Insomma tra una perdita di tempo e l’altra Alo una cosa sembra però averla capita, ovvero che alla F1 di oggi manca il carattere dato dal rombo dei vecchi V8 e ancor di più dei V10 che facevano sognare qualunque fanatico dell’automobilismo.
Chiara Rainis
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