Valentino Rossi fa un confronto tra presente e passato del Motomondiale. E spiega perché le distanze tra i piloti si sono ravvicinate a tal punto.
Valentino Rossi sta partecipando alla sua 25esima stagione nel Motomondiale, un autentico libro di storia che ha visto cambiare considerevolmente la vita del paddock e le moto in pista. Proseguirà anche nella stagione 2021 in sella alla Yamaha M1, stavolta del team Petronas, all’età di 42 anni. E forse non sarà neanche il suo ultimo anno da pilota.
Potrà vantare anche di aver partecipato ad una stagione 2020 davvero inedita, dettata dall’emergenza Coronavirus, che ha spinto la Dorna ad adottare un calendario con gare ravvicinate. Il campione di Tavullia ha attraversato tante epoche del Mondiale, approdando infine ad un’era contrassegnata dal monogomma e dalla centralina elettronica unica, che hanno ristretto le distanze fra team ufficiali e satelliti. Quest’anno sembra ancora tutto più incerto con l’assenza di Marc Marquez, basti vedere i sei vincitori differenti nelle prime otto gare o i tempi delle prove libere, dove i primi dieci solitamente sono raccolti in meno di un secondo. “È davvero difficile, ed è una delle differenze maggiori rispetto a dieci o 15 anni fa. Ma è così, se vuoi esserci devi lavorare su ogni dettaglio e non puoi rallentare in una sola curva”, ha detto Valentino Rossi.
In molti rimpiangono i tempi passati, ma il pesarese non concorda al 100%. “Ci sono tanti nostalgici che pensano che fosse meglio in passato, con le due tempi, negli anni ’80… Secondo me adesso abbiamo queste moto più belle di tutti i tempi. E sono le migliori moto in termini di maneggevolezza”. Ovviamente rimpiange il passato per i titoli vinti… “Preferisco i primi anni 2000 perché vincevo”. E sulla grande competitività dei piloti odierni Valentino Rossi offre una spiegazione lucida: “Dobbiamo capire perché siamo tutti così vicini. Ci sono i fattori tecnici sulla moto, perché abbiamo tutti la stessa ECU, per esempio. Le gomme sono le stesse per tutti. In passato, i piloti ufficiali, i primi 5, avrebbero potuto avere qualcosa in più. Ma è forse anche la massima professionalità, la migliore preparazione dei piloti. Perché secondo me anche questo è molto diverso da quello che era 15 anni fa”.
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