Forse con un po’ di malizia Binotto si è affettato ad assolvere la presidenza Ferrari. L’ingegnere promosso a capo teme di perdere l’incarico?
Il pesce puzza dalla testa. Questo modo di dire lo abbiamo e lo hanno ripetuto di frequente parlando della Ferrari e della sua disastrosa situazione attuale. E’ innegabile infatti, che al di là dell’importante componente tecnica che sta mancando, la totale assenza di qualcuno di polso e competente ai piani altissimi dell’azienda sta pesando e non poco. Ciò nonostante, probabilmente per evitare di mettersi contro John Elkann, ma ancor di più l’amministratore delegato Louis Camilleri, e rischiare di perdere la posizione acquisita, Mattia Binotto, ha negato qualunque genere di tensione o disaccordo con loro.”Sento spesso che la presidenza è lontana. Non è vero. Ve lo posso assicurare”, ha sostenuto a Il Corriere della Sera. “Ricevo spesso consigli da parte loro. Sicuramente lo stile di leadership è diverso da quello a cui eravamo abituati in passato, ma non sono solo”.
Messa a tacere, seppure in maniera poco convincente, la questione dirigenza, il 50enne ha ammesso di aver commesso degli errori in questi mesi. “Avrei potuto far meglio in alcune aree, per esempio la riorganizzazione tecnica poteva essere effettuata prima, tuttavia credo che i miei 25 anni in F1 e la conoscenza di quest’azienda siano la chiave per ottenere risultati”, ha sottolineato quasi a motivare la sua presenza al comando della Squadra Corse.
In mezzo a timori e confusioni varie, un elemento però sembra certo. Il Cavallino da qui al 2024 punterà tutto su Leclerc. “Charles è cresciuto con noi, conosce i nostri valori e vi è molto legato. Un giorno potrà dire: “Quelle difficoltà mi sono state utili”. Ha il talento, e sta crescendo anche come leader. Spesso gli parlo di Schumacher, arrivato nel ‘96 e campione nel 2000. Lui può ripetere quel percorso”.
Chiara Rainis
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