Il talent scout Red Bull Marko lancia frecciate ad indirizzo di Mercedes e FIA e propone una F1 completamente senza aiuti.
Se dal canto suo la Federazione Internazionale sta dando un colpo al cerchio e uno alla botte in modo da non scontentare la Mercedes, ma neppure i suoi avversari, Helmut Marko, protagonista interessato della vicenda, sembra essersi fatto un’idea chiara su cosa abbia portato il Circus di oggi a diventare ciò che è diventato dal 2014 a questa parte. Per l’uomo chiave del gruppo Red Bull dietro al dominio delle Frecce d’Argento ci sarebbe una potenza del motore ineguagliabile. Un vantaggio su tutti gli altri costruttori creato ancora prima del debutto in pista dei V6 che avrebbe consentito all’equipe tedesca di vivere di conserva.
Ecco perché per il 77enne il divieto del “quali mode” previsto a partire da Monza potrebbe rappresentare un primo passo verso l’equità delle forze in campo.
“La loro enorme superiorità è dovuta alla power unit. Ormai non esiste più il campionato piloti, esiste solo quello degli ingegneri”, ha asserito a Der Spiegel. “A mio avviso dovrebbe emergere la persona non il potenziale tecnico. In fin dei conti è questo che affascina i tifosi”.
Per il cacciatore di talenti della squadra energetica, eliminare la telemetria e il traffico di informazioni tra il muretto e chi è al volante durante le qualifiche o la gara sarebbe d’aiuto a raggiungere l’obiettivo di uno spettacolo più reale e combattuto.
“La F1 è quasi come una vettura a guida autonoma. Tutto è determinato dai tecnici ed è la direzione sbagliata”, ha argomentato prima di tirare una stoccata ai federali, autori di continui accordi sottobanco con i vari team, dalla Ferrari alla Racing Point per parlare dei tempi recenti, così da non doversi sporcare le mani con punizioni.
“La FIA non vuole mai colpire nessuno. Cerca sempre il compromesso per evitare la domanda se quella determinata monoposto sia regolare o meno”, ha concluso con un ragionamento che non fa una piega, ma che corrisponde al 100% ai fatti.
Chiara Rainis
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