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Categories: MotoGPMotomondiale

La Yamaha domina, ma i suoi motori si rompono: “Siamo preoccupati”

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Alessandro

Nonostante le due vittorie, la Yamaha ha accumulato rotture e problemi ai suoi motori nei primi due Gran Premi. E l’affidabilità ora è un caso

Maverick Vinales e Valentino Rossi in pista sulle Yamaha al Gran Premio dell’Andalusia di MotoGP 2020 a Jerez de la Frontera (Foto Dorna)

Se da un lato i risultati dei primi due Gran Premi, che hanno portato in dote altrettante vittorie, danno alla Yamaha ottime ragioni per festeggiare, dall’altro la Casa dei Diapason ha anche dei buoni motivi di preoccupazione, che derivano dall’affidabilità dei suoi motori. Domenica scorsa si era rotto il propulsore sulla M1 di Valentino Rossi, ieri è toccato a Franco Morbidelli, con un guasto quasi identico, dover abbandonare la gara (privando lui di un podio quasi scontato e la sua marca di un possibile poker nelle prime quattro posizioni).

Due inconvenienti identici: i motori del Dottore e del suo allievo, infatti, non sono esplosi in una nuvola di fumo e di olio, ma si sono semplicemente spenti, probabilmente a causa di un problema ad un sensore. E anche Maverick Vinales ha avuto la sua dose di difficoltà: anche uno dei suoi propulsori, utilizzato durante le prove libere del primo weekend di gara a Jerez, è stato a sua volta ritirato, sempre per un guasto tecnico.

Yamaha ha già perso tre motori

Insomma, la situazione comincia a farsi sempre più critica in casa Yamaha per quel che riguarda la tenuta dei motori. Dei cinque concessi dal regolamento per ogni pilota, durante i tredici Gran Premi di questa stagione, infatti, Vinales li ha già utilizzati tutti per almeno una sessione, e ne ha perso uno, Valentino Rossi e Franco Morbidelli ne hanno usati quattro e perso uno, Fabio Quartararo ne ha usati anche lui quattro, ma al momento sono tutti integri.

Per fare un confronto, tutti gli altri piloti delle altre Case hanno utilizzato finora due soli motori. Insomma, si avvicina il rischio che i portacolori di Iwata debbano utilizzare qualche propulsore in più, rispetto ai cinque regolamentari: in tal caso, per ciascuna delle unità aggiuntive, il pilota in questione dovrebbe scontare una penalità, partendo dalla corsia dei box in gara, con ben cinque secondi di ritardo sugli avversari.

Progetti congelati per due anni

E non è finita, perché se è vero che i due motori persi da Valentino Rossi e da Maverick Vinales nel primo Gran Premio sono stati spediti al quartier generale in Giappone per un’autopsia completa, non è nemmeno detto che, anche nel caso in cui il problema venisse identificato, la Yamaha avrebbe la possibilità di risolverlo.

Solo se la riparazione potesse avvenire senza rompere i sigilli del motore allora l’intervento sarebbe concesso. Altrimenti, i progetti sono attualmente congelati fino a fine 2021 per via delle regole post coronavirus, e le modifiche all’omologazione potrebbero avvenire solo per motivi di sicurezza e con il consenso unanime di tutte le altre squadre. Insomma, la situazione si complica per il marchio nipponico. Tanto che perfino il team principal Lin Jarvis si trova costretto ad ammettere, ai microfoni di Bt Sport, che “questo è un motivo di preoccupazione per noi, ed è l’unica cosa che posso dire al momento. Dobbiamo controllare bene se i problemi avuti nei weekend scorsi sono simili e apportare delle modifiche il prima possibile”.

Leggi anche —> MotoGP, problema motori in casa Yamaha: rischio partenza dalla pitlane

Fabio Quartararo, Maverick Vinales e Valentino Rossi in pista sulle Yamaha al Gran Premio dell’Andalusia di MotoGP 2020 a Jerez de la Frontera (Foto Dorna)
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