E’ sempre più probabile che non vedremo mai Hamilton in Ferrari. Le ultime dichiarazioni dell’inglese spiegano tutto.
Dopo aver più volte affermato di amare il Cavallino ma soltanto come produttore di auto e di voler rimanere per sempre legato al marchio Mercedes, Lewis Hamilton ha tirato l’ennesima bordata alla Ferrari. Chissà se perché amareggiato dal non essere stato neppure considerato da Binotto e soci al momento del licenziamento di Sebastian Vettel, sta di fatto che in Stiria il sei volte iridato non ha perso l’occasione per lanciare una frecciata alla storica avversaria.
Certo, non dal punto di vista tecnico altrimenti sarebbe stato come sparare sulla croce rossa, bensì su quello più prettamente umano. Al termine di un GP già di per sé disastroso per la Ferrari, l’asso delle Frecce d’Argento ha accusato la scuderia italiana di “stare in silenzio e di non agire”.
Il motivo è la campagna contro il razzismo, l’ormai celebre Black Lives Matter, che in zona Modena sarebbe stata snobbata. “Ci lavorano migliaia di persone, ma non ho sentito nessuna parola di responsibilità da parte loro”, ha attaccato il 35enne.
Se in occasione del primo round della stagione, la scorsa settimana al Red Bull Ring, un po’ tutti i piloti si erano mostrati solidali e desiderosi di inviare un messaggio forte e chiaro contro ogni forma di disparità sociale, nel secondo le cose non sono esattamente andate come previsto. In pratica, tutto lo schieramento tranne Ham, unico nero del gruppo, si sarebbe già stufato dei gesti simbolici.
“Addirittura qualcuno ha domandato per quanto si dovesse andare avanti con questa prassi”, ha sostenuto indispettito il #44 a proposito delle proteste di qualcuno sulla nuova pratica dell’inginocchimento prima dell’inno nazionale.
A suscitare clamore otto giorni fa era stato Charles Leclerc, il quale si era rifiutato di piegarsi. Questa volta invece è stato Kevin Magnussen della Haas a far parlare di sé in quanto non si è neppure presentato alla cerimonia. Allo stesso modo Alfa Romeo ha inviato un comunicato in cui affidava a Raikkonen e Giovinazzi la piena libertà di sceglie il da farsi.
Chiara Rainis
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