Il sei volte iridato di F1 Hamilton, ultimamente molto impegnato nel sociale, ha lanciato un progetto che coinvolgerà il motorsport.
Negli ultimi mesi lo abbiamo visto battersi un po’ per tutte le cause, dal veganesimo, all’invasione delle plastiche in spiaggia e nei mari, dal cibo spazzatura, al razzismo, dal bullismo, all’utilizzo dei tori per la Corrida. Messi da parte questi argomenti Hamilton ha deciso di fare qualcosa di più per l’automobilismo, o meglio per le minoranze al suo interno, allo scopo di provocare “un cambiamento reale e tangibile”.
Per onestà intellettuale bisogna riconoscere al campione della Mercedes il coraggio di non tacere. Dall’alto dei suoi traguardi, Lewis non ha mai nascosto la frustrazione dell’essere uno dei pochi neri a competere ad alti livello. Per questo, approfittando della lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria da Coronavirus, ha voluto dare vita a qualcosa di concreto in cooperazione con la Royal Academy of Engineering.
La “Hamilton Commission” si dedicherà alla ricerca di metodi per coinvolgere il maggior numero di ragazze e ragazzi appartenenti a gruppi minoritari in materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche con l’obiettivo successivo di impiegarli nelle squadre di qualsiasi categoria motoristica.
L’idea è quella di confrontarsi direttamente con i nuovi talenti e i laureati che ogni giorno si trovano davanti a barriere culturali e per farlo Ham e soci si affideranno all’aiuto di “partner che lavorano sul campo nelle comunità nere per avere una prospettiva di prima mano, nonché dei leader della politica e del business”.
“Il tempo dei luoghi comuni e dei gesti simbolici è finito”, ha aggiunto il 35enne, molto attivo dopo il caso dell’uccisione dell’afro-americano George Floyd a Minneapolis. “Mi piacerebbe vedere lo sport che ha dato tante opportunità ad un timido ragazzo nero della classe operaia di Stevenage, cambiare e diventare come il mondo complesso e multiculturale in cui viviamo”, il suo augurio.
Chiara Rainis
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