La Wada, l’agenzia antidoping internazionale, si tira indietro dal procedimento del ricorso di Andrea Iannone contro la sua sospensione a 18 mesi
La discussione del ricorso presentato da Andrea Iannone contro la sua sospensione dalle gare non è ancora iniziata, ma già lui e il suo avvocato Antonio De Rensis hanno portato a casa una prima, provvisoria vittoria. Si tratta della decisione presa dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, di non entrare nel procedimento di fronte al Tribunale arbitrale sportivo, che deciderà se confermare o ribaltare la sentenza della Corte disciplinare internazionale della Federazione motociclistica.
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Ovvero, quella che gli ha imposto 18 mesi di stop per la positività al drostanolone, pur avendo riconosciuto che da parte sua non c’è stato alcun dolo, bensì una semplice assunzione involontaria, dovuta alla contaminazione alimentare. Il passo indietro compiuto dalla più importante istituzione internazionale nella lotta contro il doping va letto, con ogni probabilità, come una volontà di dissociarsi proprio dal quel verdetto, che si è concluso con una sanzione pur avendo espresso motivazioni che avrebbero lasciato pensare ad un’assoluzione.
La notizia è stata resa nota oggi sulle colonne del Corriere dello Sport. Il Maniaco, dunque, ora può guardare con un po’ più di fiducia alla futura udienza di fronte al Tas. Che, del resto, ha già in passato riformato numerose condanne nei confronti di atleti di tutte le discipline: l’ultimo in ordine di tempo è stato il saltatore in lungo Jarrion Lawson, anch’egli prima condanato e successivamente assolto dal tribunale di Losanna, per un caso molto simile di una bistecca gonfiata agli anabolizzanti.
I prossimi passi sono fissati: entro il 15 maggio la difesa di Iannone depositerà il suo appello, poi l’accusa (che non sarà più condotta dal presidente della Federazione motociclistica della Repubblica Ceca, Jan Stovicek, ovvero il pubblico ministero del primo grado, ma da un suo connazionale, Jiri Janak) avrà venti giorni di tempo per rispondere. Quindi saranno nominati i tre arbitri del collegio, uno per ciascuna delle parti in causa e uno per il tribunale. A quel punto si andrà avanti con il processo, nella speranza di poter mettere davvero la parola fine a questa brutta e strana storia.
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