La Fia decide il prolungamento a 63 giorni del blocco obbligatorio delle fabbriche per i team di F1. Congelati gli sviluppi iniziati da Ferrari e Mercedes
Mentre si allestiscono i piani per la ripartenza in sicurezza della Formula 1, intanto si allunga la chiusura delle fabbriche. Il periodo di blocco obbligatorio delle operazioni per tutte le scuderia, inizialmente fissato in 21 giorni e poi già prolungato a 35, è stato ulteriormente esteso a 63, per un totale di nove settimane consecutive complessive. Lo ha deciso il Consiglio mondiale della Fia nella riunione di ieri, portata avanti con il voto elettronico.
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Le serrande delle officine dei telaisti rimarranno dunque chiuse fino a giugno, se necessario. Ma a partire dal cinquantesimo giorno, ciascuna squadra potrà impiegare fino a dieci dipendenti per “lavorare da remoto su progetti a lungo termine”, si legge nel comunicato stampa ufficiale diramato dalla Federazione internazionale dell’automobile.
Per quanto riguarda i costruttori dei motori, invece, questo periodo è stato allungato da 35 a 49 giorni: a partire dal trentaseiesimo, sempre a patto di ottenere l’approvazione scritta da parte della Fia, si potrà ricominciare a lavorare in smart working con al massimo dieci tecnici.
Lo sviluppo delle monoposto a livello telaistico resterà dunque praticamente azzerato, mentre per i propulsori ci sarà un margine di manovra leggermente più ampio. Una brutta notizia, comunque, per Ferrari e Mercedes, che già da fine febbraio avevano iniziato a preparare la seconda evoluzione delle loro power unit, ma che non potranno provarle al banco almeno fino a giugno, all’incirca un mese prima del previsto inizio del campionato in Austria.
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Ciò significa che, alla ripresa delle ostilità, vedremo con ogni probabilità vetture del tutto simili a quelle scese in pista nei test pre-campionato di Barcellona, mentre le prime novità debutteranno solo in seguito.
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