In attesa della risposta definitiva sul budget cap il boss Ferrari Mattia Binotto lancia una proposta controversa che di certo scatenerà polemiche.
Per il momento il futuro del tetto di spesa e della sua entità restano un mistero. Di certo si sa solo che lo vedremo finalmente entrare in vigore nel 2021, ma se sarà da 175 milioni di euro come in precedenza stabilito, da 150, piuttosto che da 100 come vorrebbero i team minori è ancora da stabilire. Come facilmente immaginabile le prossime settimane saranno nevralgiche e sicuramente dense di discussioni. Gli interessi in ballo sono parecchi e nessuna delle parti avrà voglia di cedere.
Per chi non avesse seguito quella ormai è diventata una vera e propria querelle Ferrari e Red Bull si sarebbero opposte con fermezza alla domanda dei “piccoli” di abbassare ulteriormente il budget cap, fornendo come motivazione la differenza di base tra le due realtà.
“Cento milioni per noi non sono una cifra realistica”, aveva tuonato l’ingegnere del Cavallino non appena appreso il desiderio espresso dalle varie Williams e Racing Point.
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Da qui la pazza idea di Binotto di diversificare le somme. Meno per chi è semplicemente un cliente. Di più per chi deve progettare e produrre. Un’asserzione di merkeliana memoria, che riporta a quando, in piena crisi economica globale, la cancelliera tedesca parlò della necessità di creare un’Europa a due velocità. In poche parole chi è ricco e forte deve poter continuare ad esserlo, e chi è più sfortunato si può arrangiare. E qui sorge l’interrogativo. Qualora dovesse passare questo proposito visto il peso politico di Maranello nel Circus, si assisterà veramente alla convergenza delle prestazioni delle vetture e a gare più avvincenti e combattute, reale ragione della tanto chiacchierata riduzione dei costi? I dubbi rimangono e si moltiplicano. Il rischio è che così facendo alla fine tutto resterà uguale.
Chiara Rainis
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